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DUBLINO – Un grande agglomerato di grasso a uso alimentare (probabilmente burro) che potrebbe risalire a 2.000 anni fa è stato trovato durante alcuni lavori nella torbiera di Emlagh, nella Contea di Meath, Irlanda. Il blocco, del peso di circa 10 Kg, ha consistenza cerosa e odore molto simile a quello del formaggio stagionato e, secondo gli esperti dell’Irish Antiquities Division del National Museum of Ireland che lo hanno preso in custodia, era stato gettato nella torbiera (giaceva a una profondità di circa 4 metri) per essere conservato e usato in un secondo momento, oppure come dono agli dei per garantirsi prosperità. Il blocco sarà sottoposto all’esame del radiocarbonio in modo da stabilire con certezza la datazione.
Non è la prima volta che in Irlanda vengono fatti ritrovamenti di “bog butter”, ossia burro di palude: si tratta di adipocere di origine a volte animale (grasso, lardo e simili), altre ricavate dalla lavorazione del latte. Di solito sono inseriti in contenitori di legno o recipienti di pelle: tra gli ultimi casi, il blocco di 50 Kg (recipiente di legno compreso) riemerso nel 2011 a Tullamore (Co. Offaly). Le torbiere, grazie alla combinazione tra freddo, presenza di microrganismi, acidità dell’acqua e mancanza di ossigeno, sono ambienti molto favorevoli alla conservazione dei materiali organici, come dimostrano anche i molti e celebri “bog bodies”, letteralmente “mummie di palude”, sia di persone che di animali, riemersi a distanza di secoli o addirittura millenni in perfette condizioni di conservazione in tutto il Nord Europa.
L’abitudine di collocare il burro (e i grassi in genere) nelle torbiere risale al II-III secolo d.C. (o forse addirittura più indietro, all’Età del Ferro); fonti del XVII secolo che riportano alcune usanze alimentari in Irlanda descrivono l’abitudine di collocare il burro in ceste dopo averlo mescolato a una specie di aglio e poi seppellirlo nelle paludi per farlo “stagionare” in modo da averlo pronto, così aromatizzato, per la Quaresima. Questa testimonianza suggerisce che la collocazione del burro nelle torbiere avvenisse per assicurarsi un certo tipo di prodotto in un determinato momento dell’anno: la stagionatura era necessaria per permettere all’aroma di penetrare nel grasso in maniera uniforme mentre le particolari condizioni microclimatiche delle paludi – bassa temperatura, assenza di aria e proprietà asettiche della torba- avrebbero garantito la conservazione e reso impossibile la formazione delle muffe.
Andy Halpin, aiuto-conservatore della Irish Antiquities Division nel Museo irlandese, ha spiegato che il ritrovamento è particolarmente significativo in quanto è avvenuto nell’area di Drakerath, zona di confine tra tre diversi regni e quindi una sorta di “terra di nessuno”. E alla richiesta se il burro fosse commestibile o no, la riposta è stata laconica: “Teoricamente sì – ha affermato Halpin -, ma non direi che sia il caso di assaggiarlo”.
Via The Irish Times et alia.
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