Foto:© Державний історико-культурний заповідник “Трипільська культура”
© Elena Percivaldi – Perceval Archeostoria – All rights reserved. Nessuna parte di questo blog può essere copiata, riprodotta o rielaborata senza citare la fonte
Era sepolta prona e con le mani legate dietro la schiena, un chiaro segno che in vita doveva essere stata, o aver fatto, qualcosa di “speciale”. La donna, i cui resti sono stati trovati in un campo nei pressi di Legezino, nel distretto di Talnovsky in Ucraina, aveva circa 25 anni ed era stata deposta in questo modo circa 1.600 anni fa. Il contesto storico è quello della cosiddetta Cultura di Černjachov, fiorita tra il II ed il V secolo d.C. tra le odierne Ucraina, Bielorussia e Romania e “culla” delle popolazioni di stirpe gota.
Gli archeologi del Museo Nazionale di Storia Ucraina ritengono si tratti di una “sepoltura anomala”, tipologia ben nota agli esperti e diffusa in diversi contesti storici e geografici che prevede l’inumazione, da parte della comunità, di individui ritenuti “particolari” secondo modalità differenti rispetto al resto dei defunti: di solito, la deposizione avviene in contesti relativamente isolati e la salma viene sistemata nella tomba in posizione prona o comunque differente rispetto alla prassi ordinaria; lo scheletro inoltre appare spesso legato, inchiodato a terra oppure presenta mutilazioni inflitte post mortem, con molta probabilità allo scopo di impedire al defunto di “tornare” in qualche modo a turbare il mondo dei vivi.
Le sepolture non convenzionali di “Revenants” (letteralmente “ritornanti”) appaiono diffuse sia nell’Antichità che nel Medioevo, sono citate dalle fonti (un esempio: la Historia Danorum, di Saxo Grammaticus) e sono state studiate dal mondo scientifico (vedi bibliografia in fondo all’articolo). Si ipotizza che il trattamento peculiare riservato a questi defunti risentisse di credenze ancestrali (alcune delle quali sopravvivono per secoli nel folklore: si pensi al fenomeno del vampirismo) legate alla paura dei morti e al loro possibile ritorno nel mondo dei vivi; per scongiurare questo timore, dunque, si agiva sulla salma con una serie di azioni che andavano dalla decapitazione all’infissione di oggetti nel corpo (defixio), dalla mutilazione alla sepoltura in posizione prona.
La tomba femminile ritrovata in Ucraina era priva del corredo, presente di norma nelle deposizioni afferenti alla Cultura di Černjachov e composto solitamente di monili e ceramiche: una circostanza che supporta ulteriormente la tesi che la defunta fosse una donna ritenuta “particolare” dalla comunità, forse per via dello status sociale (una straniera? una mendicante?), della professione (una prostituta?) o del particolare “legame” con il mondo soprannaturale. In altre parole, poteva essere percepita come una sorta di “stregona”. Con tutta la complessità che, nella ricerca storica e antropologica, questo termine sottende.
Foto:© Державний історико-культурний заповідник “Трипільська культура”
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Fonte notizia: RT / Archaeology News Network
Breve bibliografia:
Maria Giovanna Belcastro – Jacopo Ortalli (a cura di), Sepolture anomale. Indagini archeologiche e antropologiche dall’epoca classica al Medioevo in Emilia Romagna. Giornata di Studi (Castelfranco Emilia, 19 dicembre 2009), Quaderni di Archeologia dell’Emilia Romagna 28, All’Insegna del Giglio, Firenze 2010.
Tommaso Braccini, Prima di Dracula. Archeologia del vampiro, Il Mulino, Bologna 2011.
Francesca Ceci, L’interpretazione di monete e chiodi in contesti funerari: esempi dal suburbio romano, in Culto dei morti e costumi funerari romani, atti del convegno Roma 1998 (Palilia 11), Wiesbaden 2001, pp. 87-95.
Alessandro Costantini, Sepolture “anomale” di età romana: alcuni esempi da Pisa, in Milliarium, n. 10, pp. 114-117.