Raffinate fibule di ambra, argento e bronzo, decorazioni con pendenti a scarabei, una coppia di mani d’argento e tanti altri straordinari reperti saranno esposti da oggi fino al 15 giugno nel Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz, a Viterbo. Un evento che esalta la straordinaria raffinatezza delle produzioni di Vulci e testimonia il gusto delle…
Le campagne di scavo condotte negli ultimi anni nella città etrusca di Vulci e nelle sue necropoli hanno permesso di rileggere e integrare in modo sostanziale quanto emerso dalle ricerche, dalle indagini archeologiche e dai ritrovamenti fortuiti che dalla fine del Settecento hanno interessato quest’area coinvolgendo personalità e istituzioni locali e internazionali, quali la famiglia Campanari o il principe di Canino Luciano Bonaparte. I nuovi dati emersi testimoniano la straordinaria raffinatezza delle produzioni vulcenti, rispondente alle esigenze di una aristocrazia locale in cerca di autocelebrazione, e i contatti commerciali e culturali con il Mediterraneo: reperti e strutture hanno fornito importanti dati per la comprensione della religiosità etrusca, dell’architettura sacra e funeraria così come del gusto delle classi sociali più agiate. Di tutto ciò darà ampia documentazione la mostra “Sfingi, leoni e mani d’argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci”, che inaugura oggi, 24 febbraio 2023 alle ore 11.00 all’interno degli spazi espositivi del Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz a Viterbo.

Raffinate fibule di ambra, argento e bronzo; decorazioni con pendenti a scarabei, di chiara derivazione egiziana; una coppia di mani d’argento, certamente appartenenti ad una statua polimaterica come se ne vedevano in Grecia e che si diffusero in area vulcente; e poi vasi attici, di committenza etrusca ma di fattura greca: tanti gli oggetti rinvenuti, studiati, esposti provenienti dalle tombe scavate di recente, che offrono uno spaccato fortemente rappresentativo di quanto emerso negli ultimi anni di ricerche.

La mostra, promossa e organizzata dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale in collaborazione con la Fondazione Vulci e con la Direzione Regionale Musei Lazio, arriva negli spazi allestitivi del Museo Nazionale Etrusco di Viterbo dopo il successo ottenuto nell’esposizione presso il Museo Archeologico di Francoforte in Germania. L’evento rappresenta la ripresa di mostre di carattere archeologico nazionale presso il Museo di Viterbo, dove resterà aperta al pubblico fino al 15 giugno 2023.
La Rocca Albornoz, sede del Museo Archeologico Nazionale di Viterbo, di cui è in corso il completamento delle ultime tre sezioni, fu edificata nel 1354 dal Cardinale Gil Alvarez Carrillo de Albornoz. Dopo una serie di distruzioni e ristrutturazioni, Giulio II nel 1506 chiama il Bramante a cui si devono il cortile e la fontana centrale. Dopo le ultime devastazioni belliche il recupero effettuato dal Genio Civile dal 1960 al 1979 è stato curato dalla Soprintendenza B.A.A. del Lazio insieme con la Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale che ne ha destinato la struttura a sede museale. Attualmente il piano terreno ospita la sezione “Architettura etrusca nel Viterbese”, con i reperti provenienti dagli scavi svedesi di Acquarossa e S. Giovenale, attraverso una serie di interessanti ricostruzioni di case etrusche arcaiche, con elementi in gran parte originali. Al primo piano sono esposti reperti provenienti dal centro etrusco-romano di Musarna, da cui proviene l’eccezionale mosaico con iscrizione in alfabeto etrusco e la decorazione scultorea e architettonica proveniente dal teatro di Ferento, con il ciclo delle Muse.

Per informazioni: Museo Nazionale Etrusco di Viterbo
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