Venezia ritrova uno dei suoi luoghi-simbolo. Con la rimozione definitiva dei ponteggi dalla facciata della Basilica di San Marco, avvenuta tra il 12 e il 16 dicembre scorsi, si conclude un ciclo di restauri durato sette anni che ha segnato una delle più complesse operazioni conservative degli ultimi decenni. Un momento storico, che restituisce ai veneziani e al mondo la visione completa di uno dei monumenti più celebri del patrimonio europeo.
Non si tratta solo di un risultato estetico. Il restauro di San Marco è stato una risposta necessaria ai danni provocati dall’eccezionale “Acqua Granda” del 2019, che aveva messo in evidenza tutta la fragilità di un edificio millenario, esposto ai mutamenti climatici e all’innalzamento del livello del mare.
Un restauro stratificato e complesso
La regia della Procuratoria di San Marco
L’intervento, coordinato dalla Procuratoria di San Marco, ha interessato alcune delle aree più delicate della Basilica, combinando rigore scientifico, tecnologie avanzate e rispetto dei materiali originari. Ogni fase è stata concepita come parte di un progetto unitario, capace di affrontare tanto l’emergenza quanto la manutenzione a lungo termine.
Il Nartece: l’atrio ritrovato
Tra i risultati più significativi figura il completo restauro del Nartece, l’atrio monumentale che accoglie i visitatori prima dell’ingresso in Basilica. Un lavoro minuzioso, sostenuto anche dal Ministero della Cultura, che ha restituito alle superfici marmoree e musive la loro qualità originaria, recuperando leggibilità e profondità cromatica.
Mosaici, luce e capolavori riscoperti
Dalla Deesis alla Cappella Zen
Particolarmente delicati sono stati gli interventi sui mosaici, cuore simbolico e visivo di San Marco. La pulizia millimetrica e la nuova illuminazione del Trittico della Deesis hanno permesso di valorizzare nuovamente uno dei punti focali della decorazione musiva. Analoga attenzione è stata riservata alla Cappella Zen, con il recupero del sepolcro del Cardinale Zen, finalmente restituito a una fruizione adeguata.
Opere mai viste da secoli
Uno degli aspetti più sorprendenti del restauro è stata la presentazione, in anteprima, delle pale delle grandi portelle dell’organum magnum, realizzate da Francesco Tacconi. Queste opere, invisibili al pubblico da circa 250 anni, tornano ora a far parte del racconto visivo della Basilica, ampliando la conoscenza del suo patrimonio artistico meno noto.
Un cantiere virtuoso
Risparmio economico e gestione attenta
Il lungo intervento si è concluso con un dato significativo: un risparmio di circa 800.000 euro rispetto al budget iniziale. Una cifra che verrà restituita allo Stato, a testimonianza di una gestione attenta e trasparente delle risorse pubbliche.
San Marco, un organismo vivente
I lavori non finiscono
La liberazione della facciata non segna la fine dei cantieri. La Basilica di San Marco continua a essere considerata un organismo vivente, che richiede cure costanti e programmate.
- Tetto e cupole: è attualmente in corso un intervento cruciale di impermeabilizzazione delle cupole e delle falde del tetto, con l’obiettivo di eliminare le infiltrazioni residue entro febbraio 2026.
- Nuova illuminazione interna: è in fase di rifacimento l’intero impianto, basato su tecnologie LED studiate per rispettare e reinterpretare la storica atmosfera luminosa della Basilica.
- Gestione dei flussi: nel 2025 si è registrato un calo di circa 400.000 visitatori, legato all’introduzione dei sistemi di prenotazione online, pensati per ridurre le code e migliorare la qualità della visita.
Un nuovo equilibrio tra tutela e fruizione
Il restauro di San Marco non è solo un intervento conservativo, ma un modello di gestione del patrimonio in una città fragile e complessa come Venezia. Restituire bellezza, migliorare la sicurezza, governare i flussi: sfide che oggi appaiono inseparabili e che trovano nella Basilica un laboratorio emblematico.
Immagine in apertura: Mosaici dell’ordine superiore (Photo by Maria Schnitzmeier., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3512363)





