LIBRI / Il mito di Artù nelle fonti latine

(di Elena Percivaldi) – Quella di Artù è senza dubbio una tra le figure più note e affascinanti del Medioevo. Personaggio realmente esistito o sovrano leggendario, signore di Camelot o supremo comandante dei Britanni, Artù appare nell’immaginario collettivo come il custode della Tavola Rotonda, la mensa attorno alla quale sedeva un gruppo ristretto di cavalieri che lì si incontravano prima di partire per le loro mirabolanti imprese, prima fra tutte la ricerca del Graal. Un mito, quello arturiano, dalle connotazioni simboliche fortissime, intriso di valori cristiani ma nel contempo ricco di rimandi al mondo pagano dei Celti.

Secondo una versione della leggenda, Artù era figlio del re Uther Pendragon e nipote di Ambrosio Aureliano, un ufficiale romano che, dopo il ritiro dell’esercito di Roma dalla Britannia, alla metà del V secolo, avrebbe assunto il comando del suo popolo contro gli invasori Angli e Sassoni. Uther successe al fratello sul trono quando questi venne avvelenato da un sicario e ne proseguì la lotta contro i sassoni gloriandosi del soprannome Pendragon (probabilmente “testa di drago”), da lui assunto dopo aver visto una cometa prima dell’ennesima battaglia. Uther generò Artù con Igraine, la moglie del suo nemico Gorlois dopo averne preso le sue sembianze grazie alla magia di Merlino, suo consigliere. Alla sua morte, il quindicenne Artù gli succedette sul trono e continuò a combattere sconfiggendo i Pitti e gli Scoti e creando un impero che comprendeva l’Irlanda, l’Islanda e le Isole Orcadi, la Norvegia, la Danimarca e parte della Gallia grazie all’apporto dei suoi formidabili guerrieri tra cui Sir Kay, Bedivere e Gawain. Ormai intenzionato a marciare su Roma, Artù apprese che nel frattempo il nipote Mordred aveva usurpato il suo trono di Britannia; tornato in patria, sconfiggerà Mordred a Camlann, in Cornovaglia, ma verrà mortalmente ferito. Lascerà a Costantino il regno e si avvierà verso l’isola di Avalon, dalla quale non farà mai più ritorno.

La saga arturiana, arricchita di particolari amorosi (la storia del tradimento della moglie Ginevra con Lancillotto, le gesta dei cavalieri Parsifal, Tristano, Gawain, eccetera) sarà alla base della cosiddetta “materia di Bretagna”, che conoscerà nel Medioevo un immenso successo grazie a trovatori e trovieri, diventando popolarissima in tutta Europa. Fino alla sintesi operata nel 1469 dall’avventuriero inglese Thomas Malory il quale, in carcere a Londra, raccolse ne Le Morte d’Arthur un’epopea ormai divenuta infinita, conferendole contorni più precisi e comprensibili ma lasciando intatto l’alone di mistero che ha sempre ammantato la vita del leggendario sovrano. Una fortuna che continuò in tempi moderni con la corrente poetico-artistica Pre-Raffaellita e assunse contorni monumentali anche in musica con l’opera, nell’Ottocento, di Richard Wagner.

Per orientarsi nella complessa leggenda dl Artù e capire la genesi del suo mito è necessario (anzi indispensabile) interrogare, in primis, le fonti medievali. Lo fa il volume Il fiume dei racconti. Fonti arturiane latine (Virtuosa-mente ed., pp. 278, euro 26) curato da Paolo Galloni, medievista e autore di vari volumi su miti e simboli del Medioevo, che raccoglie per la prima volta tutti i testi latini – il latino era la lingua della cultura alta e della storiografia – che hanno preceduto la grande diffusione dei successivi poemi in volgare sul mito arturiano: dall’Historia brittonum agli Annales Cambriae, dalle numerose vite e leggende dei santi alle opere di Guglielmo di Malmesbury e Goffredo di Monmouth passando per brani di Alano di Lilla, Giraldo Cambrense, Stefano di Rouen, Andrea Cappellano e molti altri, e senza trascurare importanti programmi iconografici (il mosaico di Otranto e il bassorilievo del duomo di Modena). Tutte le fonti, insomma, che nel Medioevo erano percepite come più autorevoli e storicamente affidabili relativamente alle intricate vicende arturiane.

I testi sono presentati in traduzione italiana con testo latino a fronte e preceduti da una lunga introduzione che guida il lettore nella complessità a volte inestricabile della materia. Se l’Artù dei poemi vernacolari è un re ideale e improbabile, quello latino è una figura paradossale e contraddittoria. Guerriero invincibile ma prepotente, sovrano iracondo, re scomparso di cui si attende il ritorno, antica salma oggetto di un sorprendente ritrovamento, l’Artù delle fonti latine è un personaggio per molti versi tutto da scoprire.

SCHEDA VOLUME
Il fiume dei racconti. Fonti arturiane latine (Testo latino a fronte)
Traduzione e commento a cura di Paolo Galloni
Editore: Virtuosa-Mente
Collana: Testoafronte
pp. 278, euro 26
ACQUISTA (CON SCONTO) SU AMAZON CLICCANDO QUI

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