Al via al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma) il cantiere di restauro della statua della Latona di Veio, eccezionale scultura in terracotta policroma risalente al 510-500 a.C.
Appartenente al gruppo del santuario di Portonaccio, era collocata sul colmo del tetto del Tempio assieme alle statue dell’Apollo, di Eracle e di Hermes. Il cantiere sarà realizzato direttamente nella sala 40 del Museo che ospita il gruppo scultoreo di Portonaccio, offrendo al pubblico la straordinaria opportunità di assistere in diretta a tutte le operazioni.
(foto: ©Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia)

Al via al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma) il cantiere di restauro della statua della Latona di Veio, opera “identitaria” e tra le più rappresentative del Museo. L’eccezionale scultura in terracotta policroma, risalente al 510-500 a.C., appartiene al gruppo del santuario di Portonaccio ed era in origine collocata sul colmo del tetto del Tempio assieme a quella – celeberrima – dell’Apollo e a quelle di Eracle e di Hermes.

Un intervento di restauro, quello iniziato in questi giorni, quanto mai necessario, reso possibile grazie alla partnership culturale con Carbonetti e Associati Studio Legale che ha deciso di sostenere economicamente l’intervento conservativo di questa opera così delicata che fu restaurata oltre 60 anni fa, alla metà degli anni ’50 del XX secolo. All’epoca, l’opera fu riassemblata in decine di differenti frammenti. Oggi appare, quindi estremamente lacunosa e bisognosa di numerose reintegrazioni a completare i panneggi, ma, soprattutto, la zona delle spalle e del collo, al fine di riposizionare correttamente il volto e la nuca.

L’intervento sarà effettuato dal restauratore Sante Guido che ha restaurato in passato anche le statue di Apollo e di Eracle, appartenenti al medesimo gruppo scultoreo, e coordinato dal Servizio per la Conservazione del Museo, responsabile dott.ssa Miriam Lamonaca.

Il cantiere di restauro sarà realizzato direttamente nella sala 40 del Museo che ospita il gruppo scultoreo di Portonaccio. Una straordinaria opportunità per il pubblico, quella di assistere in diretta a tutte le operazioni di restauro: dalla campagna fotografica digitale “ante operam” a quella diagnostica per identificare la natura degli ossidi metallici e/o dei pigmenti utilizzati e la composizione dell’argilla, dalle indagini radiografiche alle scansioni 3D che saranno effettuate anche sulle altre sculture veienti: Apollo, Ercole e Hermes.
E poi partiranno gli interventi diretti sull’opera che prevederanno oltre alla pulitura superficiale e alla rimozione del vecchio protettivo, un delicatissimo intervento di risistemazione della zona del collo e del mento per mezzo di rimodellazione localizzata.
19 maggio 1916: una scoperta sensazionale

L’avvio del restauro si colloca a ridosso di una data molto significativa per il Museo e per la storia dell’archeologia. “Il 19 maggio 1916 – si legge nel comunicato diffuso dal Museo Etrusco – è infatti proprio la data dell’eccezionale ritrovamento del gruppo scultoreo in terracotta che coronava la sommità del tempio di Portonaccio nella famosa città etrusca di Veio (oggi in buona parte coincidente con il territorio del Comune di Roma in prossimità di Isola Farnese). La scoperta destò grande attenzione di pubblico. L’Italia era in guerra e il recupero dei reperti – ad opera di Giulio Quirino Giglioli – aveva avuto un effetto beneaugurante anche sulle sorti belliche della Nazione. La scoperta rivoluzionò le conoscenze fino ad allora acquisite sull’arte degli Etruschi ed ebbe una straordinaria influenza sulla cultura e l’immaginario contemporanei. Molti artisti, di fatti, trassero ispirazione dalle sculture veienti anche grazie al loro perfetto stato di conservazione e all’eccezionale policromia che dopo duemilacinquecento anni ancora le caratterizzava, quasi fossero state appena realizzate. L’Apollo, in particolare, incantò tutti ed entrò sin da subito nella rosa dei capolavori universali, opera di un maestro anonimo che nello stesso periodo dovette essere chiamato a Roma da Tarquinio il Superbo per la decorazione del tempio della triade capitolina sul Campidoglio, come attestano diverse fonti letterarie”.
Nizzo: “Opportunità imperdibile per il pubblico”
“106 anni fa – ricorda il direttore del Museo Nazionale Etrusco, Valentino Nizzo – venivano alla luce le sculture del santuario di Portonaccio a Veio, capolavori senza eguali che hanno rivoluzionato le conoscenze e gli studi sull’arte del mondo etrusco. Celebrare l’anniversario di quella scoperta con l’avvio del cantiere di restauro ci sembra quantomai doveroso e siamo felici che Carbonetti e Associati Studio Legale abbia accolto fin da subito il progetto, dimostrando che il sostegno al patrimonio culturale non possa prescindere dalla sensibilità e dall’impegno della comunità in cui il Museo vive e opera”.
“Sentivamo il dovere di dare un contributo al recupero del nostro patrimonio culturale, come già ci è capitato più volte a supporto di ricerche e iniziative in ambito sanitario e scientifico. Lo facciamo perché ci crediamo: essere parte integrante e promotrice di questo momento così cruciale è una diretta conseguenza dello spirito che ha da sempre contraddistinto Carbonetti e Associati – spiega il prof. Francesco Carbonetti, fondatore dello Studio legale – e inorgoglisce tutti i nostri colleghi sapere di aver dato fattivo aiuto alla conservazione e valorizzazione di un gioiello del grande tesoro pubblico italiano”.
“La scelta di collocare il lancio del cantiere nella Giornata Internazionale dei Musei rafforza il messaggio promosso quest’anno dall’ICOM a livello mondiale: il potere dei musei nella società e il valore delle relazioni con il territorio per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale”, conclude Nizzo.
Ma non è tutto. “Se i musei hanno il potere – si legge nella nota diffusa dal Museo – di trasformare il mondo attorno a noi, come ci ricorda l’ICOM nel promuovere l’International Museum Day del 18 maggio, è con questo spirito che il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia intende costruire una comunità attraverso l’educazione, sostenendo progetti e accogliendo iniziative in collaborazione con le scuole del territorio. Grazie al progetto di PTCO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’Orientamento) “Racconti ad Arte”, gli studenti di diversi licei romani hanno potuto raccontare il Museo con un ruolo attivo e partecipativo”.
Mercoledì 18 maggio, giorno non a caso scelto per la presentazione del restauro, gli studenti del Liceo Tasso hanno dunque messo in pratica le conoscenze acquisite partecipando attivamente all’organizzazione di una visita guidata destinata ai loro coetanei. Ad accompagnare la visita, una piccola orchestra della scuola che ha suonato sotto l’emiciclo alcuni brani classici per la gioia dei visitatori.
Per informazioni e visite: www.museoetru.it
Fonte: Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
©STORIE & ARCHEOSTORIE. RIPRODUZIONE RISERVATA.
La c.d. Latona non è stata trovata da Giglioli nel 1916 con le altre statue, ma da Pallottino nel 1937. La testa è stata trovata due anni dopo ed è stata attribuita al corpo per ragioni stilistiche (s.v. l’articolo del 1939 su Le Arti di Pallottino stesso). Proprio sull’associazione di testa e corpo – nonché sull’effettiva appartenenza della Latona al gruppo acroteriale – potrà dare lumi il restauro.
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