#MOSTRE #Firenze celebra #Winckelmann, padre dell’#archeologia moderna
FIRENZE – La mostra inaugurata ieri al Museo Archeologico di Firenze apre le celebrazioni previste in varie città d’Europa per il trecentesimo anno della nascita di Johann Joachim Winckelmann (2017) e il duecentocinquantesimo della morte (2018), avvenuta tragicamente a Trieste l’8 giugno 1768,in seguito alle ferite subite in un tentativo di rapina.
La mostra è l’occasione per ripensare il ruolo di Winckelmann come fondatore della moderna archeologia e iniziatore di una nuova concezione estetica. Per lo studioso tedesco fu decisivo, negli anni della maturità, il soggiorno a Roma (1755-1768) che gli consentì, attraverso la visione diretta di tanti capolavori conservati in musei e raccolte private, di ampliare le conoscenze del mondo antico e ricercare i canoni della bellezza classica. Ma importante per lui fu anche l’esperienza fiorentina (settembre 1758-aprile 1759), quando lavorò al catalogo delle gemme intagliate del barone von Stosch (catalogo che fu poi pubblicato a Firenze nel 1760) e poté visitare alcune delle collezioni d’arte della città, approfondendo lo studio della civiltà etrusca.
Le tre sezioni della mostra mettono a fuoco proprio questo significativo momento dell’attività di Winckelmann, ovvero la Firenze con cui venne in contatto e le opere antiche che vi prese in esame, il suo contributo alla conoscenza dell’arte etrusca e infine i riflessi che i suoi studi ebbero nella diffusione del mito degli Etruschi nella cultura europea fra Sette e Ottocento. Nel Salone del Nicchio del Museo Archeologico e in 14 vetrine saranno esposti più di 100 opere: vasi greci ed etruschi, manoscritti e libri rari, statue in marmo e in bronzo, stampe e dipinti, urne e sculture etrusche, gemme e medaglie.
Altri capolavori della statuaria etrusca collegati alla Mostra (la Chimera e la Minerva di Arezzo, l’Idolino di Pesaro) saranno visibili nelle sale dello stesso Museo. Fra le rarità si segnalano: i calchi della raccolta completa delle “Gemme Stosch” (dal Museo di Stendal); la cosiddetta “Ballerina”, una statua romana della collezione Riccardi finora mai uscita dalla sua sede; il taccuino manoscritto di Winckelmann conservato a Firenze; un servito della reale manifattura borbonica ispirato a motivi etruschi; la prima e finora unica edizione dell’opera omnia di Winckelmann stampata a Prato nel 1830-1834.
Il catalogo, curato da Barbara Arbeid, Stefano Bruni e Mario Iozzo, è pubblicato da ETS di Pisa, sia in italiano che in tedesco.
L’ha ribloggato su Archeonewsblog.
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