MOSTRE / Gli straordinari Marmi Torlonia potranno essere ammirati sino a fine febbraio [FOTO]

Prorogata la mostra “I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori”: fino al 27 febbraio 2022 si potranno ammirare nella sede espositiva dei Musei Capitolini, Villa Caffarelli, 92 straordinarie opere greco-romane selezionate tra statue, sarcofagi, busti, rilievi ed elementi decorativi della più prestigiosa collezione privata di sculture antiche al mondo.

di Redazione

Prosegue fino al 27 febbraio 2022 la mostra I marmi Torlonia. Collezionare Capolavori – ospitata dall’ottobre 2020 nella sede espositiva dei Musei Capitolini, Villa Caffarelli – con gli oltre 90 capolavori della statuaria classica appartenenti alla più prestigiosa collezione privata di sculture antiche al mondo. L’esposizione si articola come un racconto, in cinque sezioni, in cui si narra la storia del collezionismo dei marmi antichi, romani e greci, in un percorso a ritroso che comincia con l’evocazione del Museo Torlonia, inaugurato nel 1875 dal principe Alessandro Torlonia, e visitabile fino agli inizi del Novecento.

ph. Oliver Astrologo – © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari

La mostra è il risultato di un’intesa del Ministero della Cultura con la Fondazione Torlonia e nello specifico, per il Ministero, della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio con la Soprintendenza Speciale di Roma. Il progetto scientifico di studio e valorizzazione della collezione è di Salvatore Settis, curatore della mostra con Carlo Gasparri. Electa, editore del catalogo, cura anche l’organizzazione e la promozione dell’esposizione. Il progetto di allestimento è di David Chipperfield Architects Milano, nei rinnovati ambienti del nuovo spazio dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli, tornati alla vita grazie all’impegno e al progetto della Sovrintendenza di Roma Capitale. La Fondazione Torlonia ha restaurato i marmi selezionati con il contributo di Bvlgari che è anche main sponsor della mostra. Servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura.

Collezione Torlonia, Vecchio da Otricoli, ©FondazioneTorlonia PH
Lorenzo De Masi

La mostra conduce in un viaggio a ritroso nel tempo attraverso le vicende dei diversi nuclei collezionistici confluiti nella collezione Torlonia, composta da 620 pezzi tra cui sono stati selezionati statue, sarcofagi, busti, rilievi ed elementi decorativi. Cinque i momenti, che corrispondono alle sezioni del percorso espositivo. L’allestimento ha tratto ispirazione dal Catalogo del Museo Torlonia del 1884/1885, nel quale le sculture vengono presentate su uno sfondo nero che astrae l’opera. Le sculture selezionate sono dunque allestite su uno sfondo omogeneo scuro, così da farle emergere singolarmente ed esposte su sfondi diversi colorati così da farle risaltare collettivamente, come parte di un racconto, in cinque capitoli, per illustrare l’evoluzione della collezione nel tempo e contemporaneamente illustrare la localizzazione delle sculture nel loro periodo storico.

(foto: Oliver Astrologo © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari)

La prima sezione, intitolata “Il Museo Torlonia”, ripercorre le vicende dell’ente concepito verso il 1859, quando Roma era capitale degli Stati pontifici, ma fondato nel 1875, quando Roma era diventata capitale del Regno d’Italia. Otto edizioni del catalogo, di cui alcune in francese e inglese, furono stampate dal 1876 al 1885 a cura di Pietro Ercole Visconti e poi del nipote Carlo Ludovico. L’imponente catalogo del 1884–5, in mostra nell’ultima sala, offre le fotografie di tutte le 620 sculture del Museo e fu il primo esempio di un catalogo di sculture antiche integralmente riprodotte in fototipia. Il Museo Torlonia era collocato in un vasto stabile di via della Lungara, tra la Porta Settimiana e Palazzo Corsini, e le sculture erano esposte in 77 sale. Alcune erano organizzate per temi: “gli animali”, “le Muse”, i sarcofagi, e una vasta galleria di 122 busti-ritratto: «un immenso tesoro di erudizione e d’arte» (P. E. Visconti).
Tra i reperti più significativi, figurano l’unico bronzo della raccolta, un Germanico scavato nel 1874 e prontamente restaurato e integrato; tre famosi ritratti: la Fanciulla, forse da Vulci; il cosiddetto Eutidemo, già creduto un sovrano greco-orientale; e il Vecchio, forse da Otricoli (già creduto Galba); infine, venti busti della galleria di ritratti imperiali (o creduti tali), di varia provenienza, ordinati secondo l’ordine cronologico dei personaggi rappresentati.

Collezione Torlonia, Hestia Giustiniani, ©FondazioneTorlonia PH
Lorenzo De Masi

La seconda sezione, “Scavi Torlonia (secolo XIX)”, racconta come il Principe Giovanni Raimondo Torlonia (1754–1829) e poi il figlio Alessandro (1800–1886), il fondatore del Museo Torlonia, condussero un’intensa attività di scavo nelle loro proprietà intorno a Roma: le tenute di Roma Vecchia e della Caffarella, le Ville dei Quintili, dei Sette Bassi e di Massenzio e altre notevoli aree archeologiche. Emergono fra queste i resti della villa di un ricchissimo filosofo e mecenate greco, Erode Attico (II secolo d.C.), che vi aveva esposto preziose sculture importate da Atene. Nel corso dell’Ottocento gli scavi Torlonia si estesero anche lungo la via Appia e la via Latina, dove erano in antico importanti sepolcreti. Anche l’acquisizione di altri latifondi (a Porto, in Sabina, nella Tuscia) portò a fortunati scavi, fra i quali risaltano quelli del Portus Augusti, il principale sbocco a mare di Roma in età imperiale, e quelli dell’antica Cures (Fara Sabina), da dove proviene il bronzo di Germanico in mostra nella prima sala.

Collezione Torlonia, Fanciulla da Vulci, ©FondazioneTorlonia PH
Lorenzo De Masi

Si prosegue poi nella terza sezione, “Villa Albani e lo Studio Cavaceppi (secolo XVIII)”. Molte sculture del Museo Torlonia vengono da due grandi nuclei formatisi nel secolo XVIII: le raccolte di Villa Albani e i marmi che, alla morte del celebre scultore Bartolomeo Cavaceppi (1716–1799), si trovavano nel suo studio in via del Babuino a Roma. Villa Albani, costruita dal 1747 in poi dal cardinale Alessandro Albani (1692–1779) per ospitare la sua straordinaria collezione di antichità, venne acquistata dal Principe Alessandro Torlonia nel 1866. L’allestimento originario, a cui aveva collaborato anche il grande studioso tedesco Johann Joachim Winckelmann (1717–1768), era stato modificato a seguito di spoliazioni francesi e altri eventi, ma la collezione è stata preservata nel suo complesso. Il Principe Alessandro Torlonia spostò nel suo Museo numerosi busti-ritratto, vasche e statue da fontana e qualche altra scultura. I marmi dallo Studio Cavaceppi testimoniano l’intensa attività dello scultore nel restauro e nel commercio di sculture antiche. Il Principe Giovanni Torlonia comprò all’asta il 9 aprile 1800 tutti i marmi che Cavaceppi aveva raccolto e lasciato in eredità all’Accademia di S. Luca. Amico di Winckelmann, Cavaceppi era stato protetto dal cardinale Albani e aveva restaurato molte delle sue sculture: i due nuclei settecenteschi poi confluiti nel Museo Torlonia sono dunque strettamente connessi fra loro. Questa Sezione mostra alcune delle più importanti sculture Albani e Cavaceppi.

Collezione Torlonia, Statua di caprone in riposo, ©FondazioneTorlonia
PH Lorenzo De Masi

Nella sezione successiva, “La collezione di antichità di Vincenzo Giustiniani (secolo XVII)” sono ripercorse le vicende del Marchese Vincenzo Giustiniani (1564–1637), raffinatissimo collezionista. Conoscitore d’arte e autore di penetranti scritti teorici (Discorso sopra la pittura, Discorso sopra la scultura, Istruzioni necessarie per fabbricare), protesse fra gli altri il poeta Giovan Battista Marino e Caravaggio. Nel suo palazzo romano (ora sede della Presidenza del Senato) espose la sua splendida collezione di antichità, che volle registrata nel 1636–37 in una sontuosa opera a stampa, la Galleria Giustiniana (due volumi con 330 incisioni, che riproducono gli esemplari più importanti, scelti anche fra quelli raccolti nelle sue residenze extra-urbane). Contro la volontà del Giustiniani, le sue raccolte d’arte finirono per essere disperse. Il nucleo più consistente delle antichità fu acquistato dal Principe Giovanni Torlonia nel 1816, ma per varie vicende solo nel 1856–59 venne nelle mani del figlio Alessandro, che lo pose nel Museo da lui fondato. In questa sezione sono esposte, tra l’altro, alcune sculture che alludono al gusto per le narrazioni e le curiosità erudite che influenzò le inclinazioni collezionistiche del Giustiniani: una replica del Fanciullo che strozza l’oca, da un perduto originale in bronzo dello scultore ellenistico Boethos, e una coppia di marmi restaurati e integrati in modo da rappresentare la storia di Apollo che scortica Marsia.

(foto: Oliver Astrologo © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari)

La quinta e ultima sezione della mostra è dedicata a “Le collezioni di antichità dei secoli XV–XVI”. Nel catalogo del Museo Torlonia (edizione del 1885), Carlo Ludovico Visconti citava «l’acquisto, o totale o parziale, di alcune antiche ed insigni collezioni romane» come parte essenziale del «saldo proposito» del Principe Alessandro mentre andava componendo il suo Museo. Mentre le più antiche raccolte romane di antichità (secoli XV e XVI) venivano disperdendosi, alcuni nuclei giunsero al Museo Torlonia come parte di più vaste acquisizioni (Albani, Giustiniani, Cavaceppi), o per acquisto diretto.
Questa sezione offre una selezione di sculture del Museo Torlonia che risultano documentate in collezioni dei secoli XV–XVI. In una delle sale di questa sezione è esposta la Tazza Torlonia, documentata da disegni d’artista sin dal 1480 in una chiesa di Trastevere, poi nel giardino del cardinale Federico Cesi (1500–1565) e quindi a Villa Albani.

Collezione Torlonia, Rilievo con scena di porto, ©FondazioneTorlonia
PH Lorenzo De Masi

Nel giardino Cesi la Tazza era allestita come vasca da fontana, con un Sileno versante da un otre. Quel Sileno, ancora a Villa Albani, è stato sostituito in mostra da una statua assai simile del Museo Torlonia (proveniente dalla raccolta Giustiniani). Nell’ultima sala su un tavolo con ripiano di porfido (forse ricavato da una grande colonna di questo prezioso e raro materiale), è posta una copia del sontuoso volume del Museo Torlonia (1884) con riproduzione in fototipia di tutte le 620 sculture del Museo. Una documentazione fotografica così estesa e minuziosa era del tutto nuova per quel tempo. Il volume fotografico fu accompagnato da un volume di testo, in italiano e in francese, scritto da Carlo Ludovico Visconti, che aggiornò e ampliò il catalogo dello zio Pietro Ercole Visconti pubblicato dal 1876 in poi in varie edizioni (anche in francese e in inglese). Questi volumi non furono posti in vendita, ma donati dai Principi Torlonia a biblioteche e personaggi illustri.

(foto: Oliver Astrologo © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari)

L’allestimento della mostra, tridimensionale e tettonico, si erge dalle fondazioni per mettere in scena sia la varietà dei marmi Torlonia sia la stratificazione del Mons Capitolinus. Consiste in pavimentazioni e plinti che emergono a diverse altezze, come estrusioni delle pavimentazioni continuee, composti in mattoni realizzati a mano da argilla grigio scuro, un riferimento alle antiche architetture romane in laterizio e alle fondazioni in pietra dell’Aedes Iovis Optimi Maximi Capitolini, il grande edificio esistito in Campidoglio, sottostanti Villa Caffarelli.
All’eccezionalità dei materiali esposti si aggiunge il fatto che essi hanno conservato restauri e integrazioni storiche, riflettendo il gusto e l’uso di epoche in cui i reperti mutili venivano “completati”, nelle parti mancanti, anche ricorrendo all’abilità di famosi scultori del tempo. La mostra racconta così una lunga storia non solo del collezionismo ma delle pratiche di restauro, che si chiude in maniera emblematica con la statua di un Ercole composto da 125 frammenti di marmo. Il restauro ha contribuito in maniera determinante ad aggiungere nuovi indizi storici sulle opere in mostra rivelando, ad esempio, tracce di colore sul Rilievo di Porto del III secolo d.C., confermando la mano di Gian Lorenzo Bernini per la statua del Caprone a riposo. Impressi nella materia che li costituisce, il restauro ha scoperto una stratificazione di segni che oggi, grazie alle nuove osservazioni condotte, si è cercato di decodificare, per poter giungere alla loro piena comprensione e a una corretta datazione.

(foto: Oliver Astrologo © Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari)

L’esposizione sfocia infine nell’Esedra dei Musei Capitolini, dove sono stati raccolti per l’occasione le statue di bronzo che il papa Sisto IV donò al popolo romano nel 1471: un’accorta risposta sovrana all’incipiente collezionismo privato di statuaria antica. Segno, questo, di un processo culturale in cui Roma e l’Italia hanno avuto un primato indiscutibile: i musei sono nati dal collezionismo di antichità. E questa storia contemporanea si concluderà con l’individuazione di una sede espositiva permanente per l’apertura di un rinnovato Museo Torlonia.


Informazioni

Musei Capitolini, Villa Caffarelli
Mostra prorogata al 27 febbraio 2022
Tutti i giorni ore 9.30-19.30; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

Biglietti
Preacquisto online su www.museiincomuneroma.it o presso la biglietteria dei Musei Capitolini su Piazza del Campidoglio (solo per i giorni successivi e solo con carta di credito) con diritto di prevendita € 1. Per chi non avesse effettuato il preacquisto, è possibile l’acquisto dei biglietti per il giorno stesso, se disponibili, presso la biglietteria dei Musei Capitolini su Piazza del Campidoglio  (in contanti o con carta di credito, senza diritto di prevendita).

Per maggiori informazioni:
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
www.torloniamarbles.it
www.museiincomuneroma.it
L’ingresso sarà consentito nel rispetto della vigente normativa sulle misure di contrasto e contenimento del Covid-19.

©STORIE & ARCHEOSTORIE. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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