Metropoli etrusche protagoniste a Milano in un nuovo ciclo di mostre ospitate dalla Fondazione Luigi Rovati. La prima, appena inaugurata, è Vulci. Produrre per gli uomini. Produrre per gli dèi, dedicata a quella che fu probabilmente la più dinamica tra le città dell’Etruria meridionale costiera, centro strategico nelle rotte commerciali tra Etruria e Mediterraneo. Tema cardine è la produzione artigianale, con attenzione all’influenza delle importazioni dal Mediterraneo orientale sulle attività delle botteghe locali. Il percorso permette inoltre di ripercorrere le principali vicende storiche di Vulci, dalla sua origine fino alla sua definitiva sottomissione a Roma. Ad arricchire ulteriormente la mostra, aperta fino al 4 agosto, le opere di Giuseppe Penone, scelta che conferma il dialogo fra antico e contemporaneo che costituisce la cifra peculiare della Fondazione.

©Daniele Portanome per Fondazione Luigi Rovati

Approfondire il valore di Vulci come metropoli, dalle sue origini fino alla conquista romana, permette di ricostruire parallelamente l’evoluzione antropologico-culturale delle élites dominanti, degli artigiani-artisti e di tutta la popolazione vulcente.

Accanto a una selezione di reperti inediti appartenenti alla collezione della Fondazione, sono esposti capolavori provenienti dalle collezioni di importanti istituzioni pubbliche ed enti privati. Tra i reperti più spettacolari, la coppia di mani in lega d’argento, oro e rame, e il collarino in osso, appartenente a uno Sphyrelaton, o statua polimaterica, rinvenuto nel 2013 nella necropoli dell’Osteria; e  gli ossuari in terracotta (inediti) della collezione della Fondazione Rovati.

Coppia di mani di statua polimaterica
Seconda metà VII sec. a.C. (630-600 a.C.)
Lega di argento, oro e rame
Proveniente da Vulci, necropoli dell’Osteria, area C, tomba I
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e
per l’Etruria meridionale
©Ministero della Cultura

Per la prima volta esposti insieme un nucleo di ceramiche attribuite al Pittore delle Rondini; tra i bronzi inediti un candelabro e due colini della Fondazione Rovati,  la spada con fodero l’imponente urna biconica ed elmo-coperchio in bronzo proveniente dagli scavi Mengarelli della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. E poi ancora,  la Maschera-visiera in bronzo, un unicum per l’Etruria, probabilmente di uso cerimoniale, proveniente dai Musei Vaticani.

Maschera-visiera
Metà V sec. a.C.
Bronzo
Proveniente da Vulci, scavi Vincenzo Campanari – Governo Pontificio (1837)
©Musei Vaticani

Imponente l’inedito Pilastro figurato in nenfro della Collezione Castiglione Bocci di Ischia di Castro. Parimenti straordinaria la ricostruzione dell’edicola di Ponte Rotto dedicata alla coppia Dionisio ed Arianna, dal 1889 parte delle raccolte del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e mai più esposta in Italia dal 1966.

©Daniele Portanome per Fondazione Luigi Rovati


Due invece le opere di Giuseppe Penone della collezione della Fondazione Rovati e inedite per pubblico italiano: Cocci, del 1982 e Colonna di menti, del 1981.

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Nel Padiglione d’arte nel giardino, inoltre, è presentato il progetto Vulci 3000. Ricostruire oggi una metropoli etrusca. Sostenuto dalla Fondazione Luigi Rovati, il progetto, nato nel 2014 per iniziativa della Duke University di Durham (NC, USA) sotto la direzione del professor Maurizio Forte, ha l’obiettivo di indagare le fasi urbane della città etrusca e romana di Vulci attraverso nuovi scavi archeologici, lo studio diacronico del paesaggio e indagini non invasive. Un modello in stampa 3D (in prestito dal Museo delle Antichità etrusche e italiche, Polo Museale Sapienza, Sapienza Università di Roma) riproduce l’area dell’antica città etrusca e romana di Vulci, dal vasto pianoro vulcanico all’area di insediamento urbano vero e proprio, fino alle vaste necropoli utilizzate dall’età del Ferro all’età romana imperiale.

Alcune proiezioni consentono di apprezzare il progredire nel tempo delle ricerche nell’area: dalla cartografia ottocentesca alle fotografie aeree degli anni Settanta del Novecento fino ai nostri giorni. Inoltre, è presentata una selezione dei materiali video prodotti negli anni con diverse tecnologie dal team di “Vulci 3000” per raccontare i risultati di queste ricerche, che consegnano così una ricostruzione generale dell’impianto di Vulci e una panoramica delle possibilità delle nuove tecnologie per gli scavi contemporanei.  L’ingresso al Padiglione d’arte è libero.

©Daniele Portanome per Fondazione Luigi Rovati

Accompagna la mostra il catalogo Vulci. Produrre per gli uomini. Produrre per gli dèi, edito da Fondazione Luigi Rovati con testi di Mario Abis, Simona Carosi, Carlo Casi, Alessandro Conti, Sara De Angelis, Maurizio Forte, Christian Mazet, Laura M. Michetti, Giuseppe Penone, Chiara Pizzirani, Carlo Regoli, Maurizio Sannibale, Giuseppe Sassatelli, Giuliano Sergio (prezzo di copertina: euro 40).

Il progetto di inclusione della Fondazione, propone per la mostra la guida accessibile “Museo per tutti” redatta secondo le regole dell’Easy-to-read, un linguaggio semplificato regolamentato dall’Unione Europea e realizzata da L’abilità Onlus. Inoltre, ogni sabato alle ore 11.00 si tengono le visite guidate alla mostra. Costo di 20 euro. Prenotazioni sul sito www.fondazioneluigirovati.org


Vulci. Produrre per gli uomini. Produrre per gli dèi
20 marzo – 4 agosto 2024
Fondazione Luigi Rovati | Museo d’arte
Corso Venezia 52, Milano
www.fondazioneluigirovati.org

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