CONVEGNI / Un monastero vallombrosano alle porte di Verona: la Santissima Trinità in Monte Oliveto

Studiosi a confronto sul monastero veronese della Santissima Trinità in Monte Oliveto, fondato all’inizio del XII secolo dai monaci vallombrosani. Il simposio, che si terrà il 24 e 25 marzo a Verona presso il Teatro della Santissima Trinità, farà il punto sul cenobio dalla sua fondazione agli albori dell’età moderna alla luce delle più aggiornate…

Il 2023 sarà un anno considerevole per la valorizzazione del monastero della Santissima Trinità in Monte Oliveto a Verona che, grazie alla volontà del nuovo parroco don Tullio Sembenini e alla proficua collaborazione con l’Università di Firenze (Dipartimento SAGAS), sarà protagonista di un importante convegno scientifico – il titolo è “Un monastero vallombrosano alle porte di Verona: la Santissima Trinità in Monte Oliveto” – curato da Angelo Passuello, giovane ricercatore in storia dell’architettura medievale, e da Francesco Salvestrini, massimo esperto della congregazione vallombrosana, che saranno affiancati da un comitato scientifico internazionale composto da Xavier Barral-i-Altet (Université de Rennes II, Bibliotheca Hertziana Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte), Stefano Bertocci (Università di Firenze), Gian Pietro Brogiolo (Università di Padova), Ettore Napione (Ufficio UNESCO Comune di Verona) e Carlo Tosco (Politecnico di Torino).

Il monastero della SS. Trinità in Monte Oliveto a Verona: l’atrio

Il simposio, organizzato in collaborazione con la Diocesi di Verona, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e l’Università di Verona (con il patrocinio del Comune di Verona, della Provincia di Verona, della Regione del Veneto, del Centro Storico Benedettino Italiano e dell’Ordine Vallombrosano) e con il sostegno di Generali-Cattolica Assicurazioni, Banca BCC di Verona e Vicenza, Pedrollo Spa e Gruppo Marchiotto, si terrà il pomeriggio di venerdì 24 (15.00-18.30) e la mattina di sabato 25 marzo (9.00-13.00) presso il Teatro della Santissima Trinità (via Santissima Trinità, 8).

Il monastero della Santissima Trinità in Monte Oliveto fu fondato sul principio del XII secolo dai monaci vallombrosani, che giunsero in città dall’Italia centrale grazie al fondamentale apporto di Matilde di Canossa e degli abati maggiori dell’Ordine Bernardo degli Uberti e Atto da Pistoia, in pieno clima di Riforma della Chiesa. L’istituzione, proprio nell’ottica riformista, divenne un avamposto strategico dell’obbedienza romana in un centro episcopale tradizionalmente filoimperiale e ostile al papato.

SS. Trinità in Monte Oliveto: un monastero dalla lunga storia

La chiesa della Santissima Trinità sorge su una piccola altura denominata Monte Oliveto, poco distante delle mura comunali di Verona, che fu inglobata nel centro urbano con l’addizione delle cortine scaligere nel XIV secolo. Qui, secondo un’antica tradizione, sarebbe avvenuto l’incontro pacificatore fra l’imperatore Federico Barbarossa e il vescovo di Verona, contraddistinto dal dono di una fronda d’olivo. Nel tardo Medioevo il colle avrebbe contribuito a qualificare la città come “Hierusalem minor” assieme ad altri luoghi di gerosolomitana memoria di cui era ricca la toponomastica locale.

I suggestivi interni

Il complesso della Santissima Trinità riposa sul sedime di una necropoli romana, da cui proverrebbero i resti scultorei incorporati nel possente basamento del campanile.

Sebbene l’erudito Alessandro Canobbio riferisca come data di edificazione l’anno 1073, è assai più probabile che il monastero sia stato fondato sul principio del XII secolo dai monaci vallombrosani, che giunsero dall’Italia centrale grazie al fondamentale apporto di Matilde di Canossa e degli abati maggiori dell’Ordine Bernardo degli Uberti e Atto da Pistoia, in pieno clima di Riforma della Chiesa. L’istituzione divenne così un avamposto strategico dell’obbedienza romana in un centro episcopale tradizionalmente filoimperiale e ostile al papato.

Nel 1114 i Vallombrosani entrarono ufficialmente in possesso del cenobio, che l’anno successivo godette di un ingente lascito da parte del marchese Folco d’Este. Gli Annales Sanctae Trinitatis, redatti nel 1181 (Vat. Pal. 927) ricordano che la consacrazione del tempio avvenne il 12 gennaio 1117. La Santissima Trinità, da quel momento, godette della protezione vescovile e, grazie alla crescente autorevolezza degli abati vallombrosani, poté ampliare le strutture abbaziali fino al 1132, quando il presule Bernardo consacrò l’altare maggiore. Nel 1137 il priore Viviano eresse il chiostro, che fu completamente smantellato sul finire del XIX secolo.

La vita cenobitica sul Monte Oliveto proseguì alacremente fino al 1443, quando il monastero, già in difficoltà, fu ceduto in commenda. In quel momento venne a cessare definitivamente la presenza dei Vallombrosani, i quali, dopo oltre tre secoli, dovettero abbandonare la chiesa e i suoi annessi che avevano arricchito con encomiabile sollecitudine.

Un gioiello romanico trasformato nei secoli

La chiesa, preceduta da un atrio, s’imposta su una pianta a croce dallo spiccato sviluppo longitudinale, con un’unica navata e tre absidi semicircolari. L’interno, benché conservi ancora l’originaria ossatura romanica, è frutto di numerose fasi di cantiere che si susseguirono fino al XIX secolo e snaturarono gli allestimenti medievali con l’innesto di superfetazioni rinascimentali, barocche e neoclassiche. Il complesso, per di più, fu oggetto di un estensivo ripristino fra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, dopo essere stato sconsacrato e ridotto a magazzino militare durante le campagne napoleoniche; il 6 aprile 1945, inoltre, un’incursione aerea provocò il collasso degli ambienti monastici addossati alle fiancate, lesionando gravemente l’invaso basilicale. Le vaste operazioni di restauro novecentesche ridonarono finalmente al tempio la sontuosa veste che tuttora lo contraddistingue.

Il complesso e il suo campanile

Gli esterni preservano ancora la loro magnificenza medievale. Dalla testata orientale si dipanano i tre giri absidali. L’emiciclo meridionale (inizio del XII secolo) è formato da grandi mattoni alternati a filari lapidei e si risolve in una teoria di archetti pensili sorretti da lesene. La grande abside centrale in possenti blocchi di pietra, che risale al XIV secolo, è arricchita da lesene a archetti binati e sfoggia un’ornamentazione plastica (capitelli corinzi a foglie lisce, cornici profilate, mensole antropomorfe e fitomorfe) tipicamente goticheggiante. Il prospetto occidentale è dominato dall’atrio tardoromanico (fine del XII secolo), che svela una metodologia d’esecuzione molto accurata. L’apparecchiatura bicroma, che avvicenda sapientemente candidi filari calcarei a rossi mattoni, persegue con efficacia un intento coloristico tipico del lessico architettonico veronese fra l’XI e il XIII secolo. Il fronte, scandito da trifore con colonnine accoppiate e arcate a ghiera duplicata, s’incentra sul protiro pensile che impiega una sequenza di modanature classicheggianti.

La torre campanaria, innalzata fra il terzo e il quarto decennio del XII secolo, si erge maestosa a ridosso del fianco nord della chiesa e con la sua forma svettante domina il piccolo colle, caratterizzando il paesaggio circostante.

Capolavori d’arte

SS. Trinità: affresco medievale dell’abside centrale

Nel corso del Trecento la chiesa fu interessata da diverse campagne pittoriche: nei primi decenni del secolo i perimetrali furono ricoperti da decorazioni aniconiche a rombi gradonati policromi e furono altresì commissionati i pannelli con episodi neotestamentari nella parete settentrionale. Pochi anni dopo, la bottega del Secondo Maestro di San Zeno fu impegnata nella decorazione dell’archivolto e dell’intradosso dell’arcone che immette all’absidiola nord, con una teoria di santi a mezzobusto entro compassi mistilinei; gli stessi maestri realizzarono il San Martino e il povero, la Santissima Trinità e il Martirio di san Bartolomeo. A quest’epoca appartiene anche la nicchia con la Trinità e l’Incoronazione della Vergine del Maestro di Sant’Anastasia (attualmente murata nel giro absidale) unico frammento superstite di un grandioso dossale lapideo, sostituito pochi decenni più tardi dal Polittico della Trinità di Turone, oggi al Museo di Castelvecchio.

Gli affreschi medievali della parete nord

Un convegno per valorizzare il complesso

Lo scopo del convegno e del conseguente volume monografico, grazie al concorso di docenti e ricercatori afferenti a diversi ambiti disciplinari, è quello di favorire la comprensione critica dei fenomeni storici, archeologici, architettonici, artistici e conservativi che videro protagonista il cenobio dalla sua fondazione agli albori dell’età moderna, tenendo debitamente conto delle più aggiornate prospettive di ricerca e considerata la notevole crescita degli studi sulla storia della Verona medievale e dell’Ordine benedettino vallombrosano avvenuta nell’ultimo trentennio.

Fra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 gli interventi esposti al convegno verranno pubblicati in un volume monografico per l’editore “L’Erma di Bretschneider” di Roma nella collana L’ErmArte, che sarà arricchito dal sontuoso apparato fotografico realizzato da Basilio e Matteo Rodella (BAMSphoto). Uno strumento imprescindibile per gli chiunque vorrà approcciarsi allo studio di questo straordinario complesso architettonico e artistico.

Scarica il programma del convegno

Curatori d’eccezione

Importanti anche i curatori del convegno.

Francesco Salvestrini

FRANCESCO SALVESTRINI, insegna Storia Medievale presso il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS) dell’Università di Firenze, ove ricopre anche vari ruoli istituzionali. Ha lavorato soprattutto per l’Università di Firenze, ma ha collaborato con altri atenei italiani e stranieri, fra cui, come visiting Professor, le Università di Bristol (GB), Paris Sorbonne (F), Kassel (D) e Hankuk University of Foreign Studies (università cattolica) di Seoul (KOR). Si occupa principalmente di storia della Chiesa medievale e del monachesimo benedettino, di storia del rapporto uomo-ambiente, di storia delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche nell’Italia comunale e del rapporto fra monachesimo e città. Ha dedicato numerosi studi alla vicenda delle obbedienze regolari vallombrosana, camaldolese, cistercense, silvestrina, agostiniana e gesuata, nonché alla biografia di alcuni esponenti dell’ambiente monastico italiano fra Medioevo e Rinascimento. Si è occupato anche di erudizione storico-ecclesiastica e di agiografia, soprattutto di ambiente regolare, fra Medioevo ed età moderna.

Angelo Passuello

ANGELO PASSUELLO è dottore di ricerca in Storia delle Arti all’Università Ca’ Foscari di Venezia. I suoi interessi sono rivolti principalmente alle manifestazioni architettoniche, scultoree e pittoriche medievali, con una particolare attenzione all’ambito veneto. Membro di numerosi progetti di ricerca accademici per le Università di Verona, Padova, Barcellona e Firenze, è stato relatore a svariati convegni internazionali in Europa e negli Stati Uniti e ha redatto numerosi saggi e articoli su un vasto ambito di studi: dalla scultura altomedievale alla pittura trecentesca, dall’architettura romanica alla plastica tardogotica. Nel 2019 con la monografia San Lorenzo in Verona. Storia e restauri, ha vinto il prestigioso “Premio Italia Medievale” (medaglia del Presidente della Repubblica) nella categoria Editoria. Nel 2021 è stato insignito del titolo di “Cittadino dell’anno” per gli alti risultati conseguiti con le sue ricerche sulla cultura materiale veronese.

©STORIE & ARCHEOSTORIE. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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