mosaico Baia foto di Edoardo Ruspantini

ARCHEOSCOPERTE / Sotto la sabbia della città sommersa di Baia, nei Campi Flegrei, spunta uno splendido mosaico azzurro

La scoperta è avvenuta durante una ricognizione di controllo nelle “Terme del Lacus”. Il mosaico, policromo, ricorda alcuni esempi noti nelle ville tunisine


mosaico Baia foto di Edoardo Ruspantini
Il nuovo mosaico scoperto a Baia. Foto ©Edoardo Ruspantini

Nuova, bellissima scoperta dai fondali dell’antica città romana sommersa di Baia, nei Campi Flegrei in Campania. Durante una ordinaria ricognizione di controllo nelle cosiddette “Terme del Lacus” è stata individuata una porzione di mosaico policromo, dalle fantasie ancora da decifrare. Un ritrovamento annunciato con grande entusiasmo dagli archeologi del Parco Archeologico dei Campi Flegrei con un post su Facebook. “5,10, 20 tessere, lì dove di solito era solo sabbia” – si legge nel messaggio pubblicato sulla pagina ufficiale del Parco nel social network -. “Una nuova stanza, un nuovo mosaico, con un psichedelico intreccio di linee geometriche, rese con tessere colorate. Ma non solo! Una particolarissima immagine, al centro del tondo principale: che cos’è? Ancora non lo sappiamo…ci aspetta un lungo, bellissimo lavoro, dopo questa Pasquetta”.

Sommersa nei secoli dal fenomeno del bradisismo, Baia custodisce resti di domus, terme, mosaici e testimonianze straordinarie risalenti all’età repubblicana, quando l’insenatura era interamente occupata da ville marittime di proprietà di personaggi illustri. Nel nuovo mosaico dalle Terme del Lacus, si legge nella nota del Parco, si nasconde nel tondo centrale, non ancora del tutto scoperto, una figura di difficile lettura: “Non ci sbilanciamo sulla sua interpretazione, ma quelle linee rosse rese con tessere allungate sono sicuramente molto particolari”.

mosaico Baia foto di Edoardo Ruspantini
Il mosaico Baia (foto ©Edoardo Ruspantini)

Nella piccola porzione di pavimento al momento scoperta si intravedono diverse geometrie che si incrociano fra loro e, forse, anche il bordo della composizione. Sulla base delle fotografie di Edoardo Ruspantini gli archeologi del Parco ne hanno anno anche già ipotizzato lo schema generale e lo hanno fatto, spiegano nel post, guardando ad altri esempi, soprattutto in Tunisia: “Si tratta di una serie di cerchi tangenti, separati da trecce che si incrociano, che generano esagoni dai lati concavi. Ma possibili sorprese si potranno avere nel corso dello scavo”.

pattern del mosaico di Baia
Il mosaico di Baia: lo schema generale della composizione

Baia, un luogo di villeggiatura privilegiato

Rinomata per il clima mite, la bellezza del paesaggio e la ricchezza di benefiche acque termali, sfruttate fin dal Il secolo a.C., Baia era luogo di villeggiatura privilegiato dell’aristocrazia romana e della famiglia imperiale fino a tutto il III secolo d.C. L’insenatura di Baia era anticamente occupata da un lago (Baianus locus), comunicante con il mare aperto tramite un ampio canale artificiale, sulle cui sponde sorgevano numerose ville dotate di approdi e peschiere. Tra i più illustri proprietari figurano gli Scipioni, Gaio Mario, Giulio Cesare, Cicerone, Pompeo Magno, Marco Antonio e gli stessi imperatori, che a Baia costruirono un palazzo imperiale dove soggiornarono Augusto, Tiberio, Claudio, Caligola, Nerone, Adriano e Alessandro Severo. A partire dalla fine del IV secolo d.C. si verificarono i primi segnali del lento movimento discendente che portò alla scomparsa della fascia costiera. L’inesorabile sprofondamento della costa causò l’abbandono delle ville marittime, ma ha anche permesso che i resti giungessero fino ai giorni nostri, conservando alcune testimonianze dell’antico splendore. La riscoperta del sito iniziò a partire dal 1969, quanto a Punta Epitaffio furono casualmente rinvenute due statue di marmo che raffiguravano, pur fortemente deteriorate, due protagonisti della celebre scena dell’ubriachezza di Polifemo narrata dell’Odissea. Lo scavo archeologico, intrapreso all’inizio degli anni 80, mise in luce un ampio ambiente rettangolare dotato di abside, identificabile con un ninfeo-triclinio, che conservava ancora gli alloggiamenti delle due statue recuperate nel 1969 e, all’interno delle nicchie disposte lungo le pareti, altre statue di personaggi legati alla famiglia dell’imperatore di Claudio quali la madre Antonia Minore e una delle figlie, morta in tenera età. Dopo una lunga opera di conservazione e di restauro, le statue insieme a parte della decorazione architettonica sono oggi esposte nel Castello di Baia, in una sala del museo archeologico, in una suggestiva ricostruzione quasi a grandezza naturale del Ninfeo sommerso. Il Parco Sommerso di Baia consente inoltre ai visitatori, attraverso due percorsi guidati, di godere e valorizzare quanto il mare ha inesorabilmente coperto duemila anni fa.

La statua di Dioniso nel Ninfeo di Punta Epitaffio, all’interno del Parco archeologico sommerso di Baia (foto WIKIMEDIA COMMONS)

La città sommersa di Baia è visitabile con visite guidate facendo immersione, navigando in barca a vela, in canoa o a nuoto. Tra i principali edifici sommersi visibili vi è il già citato ninfeo di età claudia, posto a -7 m sul fondali marini antistanti Punta Epitaffio, mentre, a est del ninfeo vi è una villa attribuita alla famiglia dei Pisoni per i boli impressi su una conduttura idrica di piombo. Altre ville e terme occupavano l’ampio settore attorno al lacus oggi sommerso: tra queste, per i suoi noti pavimenti a mosaico va sicuramente citata la villa con ingresso a protiro, una delle più visitate da sub e snorkelisti. Per informazioni e visite: Parco Sommerso di Baia.

©STORIE & ARCHEOSTORIE. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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