PAVIA – Un antifonario dell’XI-XII secolo è riemerso quasi per caso nella Biblioteca Universitaria di Pavia durante il restauro, finanziato con Art Bonus del MiBACad, di tre libri della prima metà del Seicento conservati in Salone Teresiano. La scoperta è stata fatta da Alessandra Furlotti, incaricata dalla Biblioteca, durante il distacco della legatura di pregio del libro di Giovanni De Deis, In Ecclesia Mediolanensi (Milano, Melchiorre Malatesta, 1628): nella controguardia era nascosto un foglio in pergamena manoscritta contenente un testo e una notazione musicale antica. Grazie alla consulenza di Dominique Gatté, specialista di musica medievale e fondatore del principale database online di musica dell’Alto Medioevo, Musicologie Médiévale , è arrivata la conferma: si trattava di un foglio di un antifonario, databile intorno al 1100 e prodotto in area novarese.
Non si tratta certo – come pure si legge nel comunicato stampa diffuso dal Ministero e come ha ripreso gran parte della stampa non specializzata – del “più antico antifonario finora conosciuto” . Gli antifonari noti sono parecchi e i più antichi – stavolta per davvero – risalgono almeno al VII-VIII secolo: basti citare il celeberrimo Antifonario di Bangor, prodotto nell’omonimo monastero insulare intorno al 680/690, che un tempo apparteneva al monastero di Bobbio (Piacenza); fu scoperto dal grande erudito Ludovico Antonio Muratori nel 1695 e dall’inizio del XVII secolo è conservato nelle collezioni della Biblioteca Ambrosiana, dove giunse per iniziativa del suo fondatore, il cardinale Federico Borromeo.
La scoperta è comunque interessante. “Il ritrovamento di questo prezioso documento – dichiara il Ministro Alberto Bonisoli – conferma quanto sia importante il lavoro di tutela e di ricerca nei confronti del patrimonio librario del Paese. Fondamentale si rivela anche la collaborazione con il mondo universitario e il suo sistema bibliotecario”.
Il direttore generale Biblioteche e Istituti culturali del MiBAC – Paola Passarelli, ha così commentato: “Questa scoperta è il frutto di diverse sinergie capaci di utilizzare gli strumenti del presente per ritrovare le parole e, in questo caso, le “note” del passato. L’antico antifonario è un ritorno alle origini, un frammento del passato che continua a rimanere nel presente, alimentando l’inesauribile dialogo con la nostra memoria culturale. Perché i libri, e con essi le Biblioteche, sono questo: scrigni del sapere, custodi narrativi della conoscenza per lanciare la sfida al nostro futuro. La pergamena ritrovata è già stata inserita in un passe-partout che ne consente la lettura recto-verso, pronta per essere studiata”.
Il progetto completo “RinnoviAMO la Bellezza” è finanziato attraverso Art Bonus ed è stato avviato dalla Biblioteca lo scorso anno, in occasione del tricentenario della nascita di Maria Teresa d’Austria; esso comprende il restauro delle legature di pregio di trenta opere edite tra il XVI e il XIX secolo di area italiana e austriaca, con copertine rare e preziose.
Fonte della notizia: Biblioteca Universitaria di Pavia / Direzione Generale Biblioteche e istituti culturali
(e.p.)
Non può essere il più antico – si conservano antifonari dell’VIII secolo – ma risale chiaramente a un’epoca in cui erano ancora in uso notazioni adiastematiche (neumi in campo aperto, cioè non disposti sopra un rigo musicale), che sono di difficilissima interpretazione.
La miniatura decora la lettera iniziale della parola Factus: la prima antifona appartiene alla Messa per la Pentecoste, il testo (ben leggibile: Factus est repente de coelo sonus advenientis spiritus vehementis, alleluia, alleluia) è un centone di frasi prese dagli Atti degli apostoli.
L’uso di rinforzare le rilegature con fogli di pergamena tratti da manoscritti più antichi (e perciò considerati desueti, non più atti allo scopo per cui erano stati compilati) un tempo era abbastanza frequente: anche le famose Cantigas de amigo di Martim Codax furono ritrovate in condizioni analoghe.
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Si, infatti ce ne siamo accorti anche noi e abbiamo tolto il riferimento all’antichità (che era è stato inserito nel comunicato stampa del ministero…). Grazie delle osservazioni riguardo al Factus, ci ripromettiamo di approfondire l’articolo in seguito!
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Bene, attendo gli approfondimenti 🙂
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se volessi contribuire, ci farebbe molto piacere
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Vi ringrazio dell’offerta. Tuttavia, essendo già da qualche anno in pensione, non seguo più da vicino quello che accade nel mondo della musicologia – in un certo senso si potrebbe dire di me: “vive di ricordi” 😀
Comunque sia, ho intenzione di seguire il vostro blog e, quando ne avrò l’occasione, interverrò volentieri. A presto.
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Grazie mille per l’attenzione. Un saluto dalla Redazione.
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