MANOSCRITTI / Certosa di Pavia, completato il restauro del monumentale Graduale 822. Presto una mostra

A 239 anni dalla dispersione della Biblioteca della Certosa pavese, un progetto per riscoprire uno straordinario tesoro nascosto: i Graduali della Certosa di Pavia. Il primo manoscritto restaurato è il grandioso Codice 822, riccamente miniato. Seguirà una mostra e la digitalizzazione dell’intero corpus di 13 tomi.

di Elena Percivaldi / ©Foto Musei Lombardia (RIPRODUZIONE VIETATA)

Il monumentale Codice 822 della Certosa di Pavia, magnifico esemplare miniato di Graduale, è tornato all’antico splendore grazie a un attento restauro. Ed è solo il primo manoscritto a ritrovare i colori e la bellezza del passato perché l’intervento, realizzato da Musei Lombardia e annunciato dal suo direttore regionale Emanuela Daffra, riguarderà anche gli altri Graduali della Certosa, preziosi volumi che raccolgono i canti delle messe che si celebravano durante il calendario liturgico. Non si trattava di libri ad uso personale ma collettivo: questo tipo di codici venivano aperti, e via via sfogliati, su un alto leggio al centro del coro della chiesa, in modo che tutti monaci potessero, dai loro stalli, seguirne i testi e le annotazioni musicali e nel contempo ammirarne le sfavillanti miniature.

Di questi colossali e preziosissimi codici la ricca Certosa pavese ne vantava almeno 39, come ricorda l’inventario dei beni del monastero redatto il 16 dicembre 1782 al momento della sua soppressione. Da lì in poi iniziò la diaspora di uno dei più grandi giacimenti librari lombardi. La Biblioteca della Certosa riuniva, infatti, più di 10 mila volumi, tra codici miniati, manoscritti e incunaboli. Un insieme unico che prese in parte la via della Biblioteca Braidense di Milano, in parte di quella Universitaria di Pavia disperdendosi poi lungo rivoli ancora ignoti. Era un patrimonio di grande ricchezza anche in termini di qualità, poiché sulle pagine dei volumi più antichi furono al lavoro i maggiori artisti e miniatori attivi per la corte dei Visconti prima e degli Sforza poi, grandi protettori del monastero pavese.


Le ricerche condotte nel tempo hanno reso possibile l’individuazione di molti tra i libri da coro. Tredici di essi, compreso il Codice 822, dopo vicende anche movimentate sono ora tra i beni del Museo della Certosa, uno dei dodici istituti statali affidati alla Direzione regionale Musei Lombardia e, come ha precisato Emanuela Daffra, saranno tutti oggetto di studio e restauro.


L’intervento sul Codice 822, realizzato da Filippo Capellaro e Gianlorenzo Pignatti, è stato finanziato all’interno del progetto “Sleeping Beauty” della Direzione Generale Musei, che punta al recupero di opere non esposte per avviare percorsi di ricerca e valorizzazione anche all’estero. Con i medesimi fondi si è redatta anche la scheda conservativa di ciascuno dei tredici volumi superstiti.

“Questa indagine capillare- racconta Emanuela Daffra – è fondamentale: fornisce una road map per i futuri interventi, dettando le priorità e consentendo di delineare l’impegno finanziario necessario al restauro dell’intero gruppo. Ha anche evidenziato l’inadeguatezza dal punto di vista conservativo del mobile monumentale, fatto realizzare appositamente per contenere i volumi a fine Ottocento, quando rientrarono in Certosa. Se ne è perciò progettata la rifunzionalizzazione, affidata a Luciano Gritti, che permetterà conservazione ed esposizione corretta dei codici e sarà conclusa entro l’estate. Grazie alla collaborazione dei monaci che gestiscono la Certosa a ottobre si aprirà eccezionalmente la biblioteca: una mostra presenterà il volume restaurato nel suo attuale contesto, il gigantesco contenitore che racchiude gli altri i tesori miniati ‘dormienti’”.


Il restauro è stato accompagnato dalla ripresa fotografica ad altissima definizione – realizzata da Mauro Magliani – di ogni pagina tanto del Graduale 822 quanto del gemello 814, restaurato alcuni anni fa dalle monache di Viboldone. “Ogni codice, man mano che verrà restaurato, sarà documentato nel medesimo modo – aggiunge Daffra -. Sarà così possibile sfogliare virtualmente l’intero corpus di libri, ‘ascoltare’ le musiche che su quei fogli sono annotate, confrontare le decorazioni con quelle di altri volumi della Certosa conservati altrove”.

Il restauro del Codice 822 rappresenta i primo passo di un progetto complessivo più ambizioso che, nelle intenzioni, dovrebbe essere concluso nel 2024: la riunione, fisica o virtuale, attorno ai tredici tomi tutti restaurati, del meglio della biblioteca certosina. Contatti, assicura la Direzione Musei Lombardia, sono già stati avviati con le istituzioni che conservano i volumi per riaccogliere – almeno per lo spazio di una esposizione – in quella che era stata la loro casa tutti i codici miniati realizzati per il cenobio pavese. Attraverso il filo conduttore offerto dai volumi e dal loro confronto non solo si potrà fare chiarezza su autori e attribuzioni, ma soprattutto far riemergere in una chiave inedita parte della storia di una delle Certose più grandi al mondo.
Al progetto stanno lavorando, accanto ad Emanuela Daffra e Barbara Galli, direttore del Museo della Certosa, Cristina Quattrini e Pierluigi Mulas, in partenariato con le istituzioni detentrici degli altri codici. Sarà un racconto intrigante e spettacolare ma anche agile poiché, in linea con gli obiettivi di Sleeping Beauty, l’idea è di farlo diventare itinerante.

©STORIE & ARCHEOSTORIE. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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