SCOPERTE / Identificato il sito della battaglia di Gaugamela, vinta da Alessandro Magno contro i Persiani (FOTO)

©Perceval Archeostoria – Foto: ©Università di Udine – All rights reserved – RIPRODUZIONE VIETATA

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UDINE, 17 aprile 2019 – Straordinaria scoperta archeologica da parte della missione archeologica dell’Università di Udine nel Kurdistan Iracheno: è stato finalmente identificato il sito della celebre battaglia di Gaugamela, combattuta e vinta da Alessandro Magno nel 331 a.C.  contro i Persiani. 

Le fonti non concordano sul luogo della battaglia, ma grazie a un mix di storia antica e nuove tecnologie, filologia e GIS, remote sensing e lavoro sul campo, il team diretto dal prof. Daniele Morandi Bonacossi  ha raccolto evidenze scientifiche sufficienti per individuare il luogo in cui il condottiero macedone trionfò sull’armata persiana: si tratta dell’attuale Gomel. La missione è presente nel Kurdistan Iracheno, luogo cruciale per la storia nel nord dell’antica Mesopotamia e per decenni inesplorato a causa della complessa situazione politica, dal 2012 con il progetto “Land of Nineveh”.

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Veduta di siti archeologici scoperti dalla Missione Archeologica dell’Università di Udine nel Kurdistan settentrionale. Tipica dei siti archeologici della Mesopotamia (tell) è la caratteristica struttura a monticolo, determinata dalla sovrapposizione di insediamenti costituiti da edifici di mattoni crudi continuamente distrutti e ricostruiti uno sull’altro.

I risultati della  missione sono stati presentati a Roma in conferenza stampa da Andrea Zannini, direttore del Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università di Udine, Ettore Janulardo , Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale , Ahmad A.H. Bamarni Ambasciatore della Repubblica dell’Iraq in Italia, Alessia Rosolen Assessore Istruzione, Ricerca, Università della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Daniele Morandi Bonacossi , direttore del “Land of Nineveh Archaeological Project” e ordinario di Archeologia del Vicino Oriente antico all’Università di Udine.   La spedizione, sostenuta da Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione Friuli.

La spedizione archeologica dell’Università di Udine, che coinvolge ogni anno circa 25 specialisti (archeologi, topografi, restauratori, archeobotanici, palinologi, esperti GIS,…) e diversi studenti, indaga la trasformazione del territorio dal Paleolitico al periodo islamico (da un milione di anni fa ad oggi) grazie ad una concessione di ricerca che copre un’area di 3.000 kmq, una delle più ampie mai rilasciate in Iraq, che ha consentito al team di scoprire e mappare ben 1100 siti archeologici. Grazie alle riprese con droni, a ortofoto, allo studio della ceramica e agli scavi stratigrafici, è stata ricostruita la storia dell’insediamento e della demografia della regione, che risulta essere una delle zone della Mesopotamia con la più alta densità di siti archeologici (0,7 per chilometro quadrato).

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Mappatura dei 1100 siti individuati dalla missione dell’Università di Udine.

Il lavoro di mappatura si rivela uno strumento importante non solo per la ricerca, ma anche per la tutela dei siti: l’inventario aggiornato dei siti scoperti viene messo a disposizione delle autorità locali, che sono così in grado di geolocalizzare tutti i siti indagati e proteggerli dai potenziali danni derivanti dall’agricoltura, dallo sviluppo urbano o da vandalismi.

SULLE ORME DI ALESSANDRO MAGNO – Ma le ricerche degli archeologi dell’Università di Udine si sono spinte fino ad arrivare sulle orme di Alessandro Magno e di un evento che segnò la storia e i rapporti tra le civiltà d’oriente e d’occidentenel 331 a.C., sul campo di battaglia di Gaugamela, le truppe guidate da Alessandro Magno sconfiggono l’esercito del re dei re persiano Dario III, uno dei momenti cruciali in cui un mondo finisce e inizia una nuova era, l’Ellenismo. L’impero di Alessandro Magno si forma e si espande in una regione enorme (che va dalla Macedonia all’Asia centrale e fino alla valle dell’Indo nell’odierno Pakistan), in cui si realizza uno straordinario, fecondissimo momento di incontro culturale tra Oriente e Occidente.

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Daniele Morandi Bonacossi sul campo presso il sito neo-assiro di Chamarash, sulla sponda orientale del lago artificiale di Eski Mosul.

E il team del prof. Morandi ha ricevuto l’apprezzamento  dell’ambasciatore della Repubblica dell’Iraq Ahmed Bamarni che ha commentato «La squadra del prof. Daniele Morandi Bonacossi sta svolgendo un considerevole lavoro nella Regione del Kurdistan, e apprezziamo il loro impegno nel recupero del patrimonio culturale iracheno, come la recente identificazione del sito originale della Battaglia di Gaugamela, che vide la vittoria di Alessandro Magno sull’esercito persiano di Dario, evento che rappresenta uno dei momenti storici più significativi della storia regionale e mondiale.

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Alessandro Magno in battaglia a Isso (Mosaico, MANN Napoli). Fonte immagine: Wikipedia

 «La prova regina è lo studio filologico del toponimo del sito che scaviamo – spiega Morandi Bonacossi – oggi Gomel, derivante per corruzione dal nome di epoca medievale (IX sec. d.C.) Gogemal, che a sua volta è una storpiatura del nome greco di Gaugamela. La dizione greca deriva dal nome del sito di epoca assira Gammagara/Gamgamara, che troviamo in un’iscrizione cuneiforme celebrativa dell’epoca del re assiro Sennacherib (704-681 a.C.).

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Dettaglio di un blocco dell’acquedotto di Jerwan con iscrizione cuneiforme.

VILLAGGIO RURALE – A ulteriore conferma, le nostre ricerche archeologiche hanno dimostrato che il sito di Gomel che stiamo scavando era solo un piccolissimo villaggio rurale poco prima dell’arrivo di Alessandro in Oriente, ma fu rifondato proprio alla fine del IV secolo, contemporaneamente alla battaglia e da quel momento si sviluppò come un sito esteso e importante. Infine, nelle vallate montuose circostanti, troviamo una serie di monumenti rupestri con rilievi che potrebbero essere riconducibili alla presenza di Alessandro Magno. Due di questi potrebbero rappresentare proprio il condottiero a cavallo ed essere considerati monumenti celebrativi della vittoria di Gaugamela.  Un rilievo si trova in una valletta della montagna che domina il sito di Gomel, forse la montagna che, secondo le fonti, dopo la battaglia fu ribattezzata Monte Nikatorion, “il monte della vittoria”, mentre il secondo rilievo è ubicato a 20 chilometri di distanza dalla piana che abbiamo individuato come il campo di battaglia, in un sito dove già i re assiri avevano scolpito i loro volti».

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Divinità assire rappresentate nei rilievi rupestri del sito monumentale di Maltai.

Oltre a scavi stratigrafici, sono state utilizzate tecnologie all’avanguardia e fotografie scattate durante operazioni militari e recentemente declassificate dal governo americano: si tratta di immagini aeree e satellitari riprese all’interno di programmi di spionaggio negli anni 60/70, immagini Corona, Hexagon o immagini scattate da aerei spia U-2, che si rivelano di straordinaria utilità perché fotografano il territorio prima dell’era dei grandi cambiamenti e prima che i moderni mezzi di coltivazione con arature profonde e l’espansione urbana di Mosul e Duhok compromettessero i resti archeologici dispersi. Fondamentali per la ricerca anche le nuove strumentazioni, dai droni ad ala fissa ai quadricotteri, che consentono di realizzare modelli tridimensionali e ortofotopiani del territorio e dei siti archeologici a risoluzione altissima.

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Operation 1, lavoro all’interno della tomba a camera rinvenuta durante gli scavi del 2018 nella necropoli di Tell Gomel, sito archeologico al centro della piana di Navkur (Kurdistan iracheno).

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE – Il progetto è importante oltre che per la valenza scientifica, anche per la cooperazione internazionale che porta avanti: il Kurdistan, infatti, è una regione dell’Iraq confederato che, negli ultimi 40 anni, è stata destabilizzata dalla guerra. Le missioni archeologiche che vi operano sentono come dovere morale contribuire al capacity building della regione, cioè alla formazione del personale locale nel campo della ricerca archeologica, della tutela, del restauro, della conservazione e della valorizzazione. Per questa ragione, grazie all’appoggio del Ministero Affari Esteri e cooperazione internazionale e dell’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo, la missione dell’Università di Udine ha lanciato un programma di formazione del personale della Direzione delle Antichità del Kurdistan nelle tecniche di scavo, restauro, disegno dei materiali, antropologia e geoarcheologia, elaborando anche manuali didattici in curdo, e ha donato un laboratorio di restauro archeologico al Museo Nazionale di Duhok , che, attualmente, è l’unico museo del Kurdistan a disporre di un laboratorio con due giovani formate per condurre le operazioni basilari di restauro.

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Veduta del “Grande Rilievo” di Khinis raffigurante il re assiro Sennacherib in preghiera di fronte alle immagini del dio Assur e della dea Mulissu (VII sec. a.C.). Le aperture nella roccia corrispondono a celle o tombe di monaci cristiani dei primi secoli dopo Cristo

Sempre nell’ottica della cooperazione, si inserisce il cruciale lavoro della missione per la tutela e la valorizzazione del monumentale sistema d’irrigazione costruito dal re assiro Sennacherib nel 700 a.C. per portare l’acqua a Ninive e irrigare la pianura circostante: una rete di canali lunga 250 chilometri dotata di acquedotti (i primi acquedotti in pietra della storia), dighe, sbarramenti, argini, e una serie di monumentali rilievi rupestri fatti scolpire dal sovrano sulle montagne nel punto in cui veniva deviato il corso naturale dell’acqua. Un patrimonio culturale straordinario, unico, esposto agli agenti atmosferici, al vandalismo e distruzioni di ogni tipo, che la missione sta proteggendo anche attraverso l’elaborazione, ad opera dell’Istituto per le Tecnologie Applicate ai Beni Culturali del CNR, di un progetto di parco archeologico e la preparazione di un dossier per il suo inserimento nella tentative list dell’UNESCO al fine di portarlo all’attenzione internazionale.

Fonte:  Università degli Studi di Udine (che si ringrazia per la collaborazione)

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