Un testo molto interessante, anche e soprattutto perché stimola serie riflessioni sullo stato dei beni culturali nel nostro Paese. Mariarita Sgarlata, archeologa e ispettrice per le Catacombe della Sicilia Orientale della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, ricorda il giorno in cui, il 3 aprile del 2013, giorno dell’insediamento all’Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana, ricevette una lettera di richiesta di intervento a seguito di una infestazione di zecche nel sito di Tindari, e prosegue raccontando la sua battaglia contro i “veri” parassiti, i politici, che infestano aree archeologiche, centri storici e le coste vandalizzando la cultura e contribuendo in maniera decisiva al degrado e alla marginalità della Sicilia. “Una lettera, datata 3 aprile 2013, giorno del mio insediamento all’Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana, chiedeva un piano di controllo/eradicazione della infestazione di artropodi nel sito di Tindari. No, non ci posso credere – pensai ridendo – mi trovo ad affrontare nei prossimi mesi una delle questioni più complesse e strategiche per la Sicilia, la politica dei beni culturali, e invece che cosa mi chiedono? Di organizzare un «piano di lotta» contro le zecche!” Mai e poi mai avrei immaginato che, nei mesi a venire, questa sarebbe diventata la mia principale aspirazione: eradicare artropodi/politici dalle aree archeologiche, dai centri storici, dalle coste; sottrarre al loro controllo vampiresco quello che resta del passato della più grande isola del Mediterraneo. Esiste – è chiaro – una generazione, vecchia e nuova, di amministratori che hanno veramente a cuore le sorti dei loro territori, che soccorrono amorevolmente – spesso con forze proprie – i beni culturali e paesaggistici, che riescono a impegnare in modo virtuoso i fondi ministeriali e comunitari, che agiscono insomma per la collettività. Ma accanto a loro, a volte sopra di loro, vive e prospera una categoria ben riconoscibile di politici infestanti, che vandalizzano la cultura fino a renderla una delle cause principali del degrado e della marginalità della Sicilia”.

L’ha ribloggato su Archeonewsblog.
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