A 50 anni dalla scoperta dell’area archeologica, una mostra al MAG Museo Alto Garda di Riva del Garda (TN) sul villaggio tardoantico di Monte San Martino ai Campi racconta vita quotidiana e culti tra IV e VI secolo.
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RIVA DEL GARDA (TN), 1 ottobre 2019 – Collocato in posizione strategica lungo antichissime e importanti vie di comunicazione e frequentato fin dalla protostoria, il sito di San Martino ai Campi a Riva del Garda (Trento) è caratterizzato da significative strutture di età romana e medievale. Nel periodo di passaggio fra queste due epoche, nel IV secolo d.C., sul versante meridionale del Monte viene costruito un villaggio, probabilmente con finalità militari. Circa duecento anni dopo, un incendio distrugge la gran parte dell’abitato, che però continua a vivere, anche attraverso la devozione cristiana. La sua scoperta è avvenuta nel 1969 e ora, a cinquant’anni di distanza, una mostra, intitolata “Il Sacro e il Quotidiano. Il villaggio tardoantico a San Martino ai Campi”, ne ripercorre la storia in attesa che studi approfonditi arrivino a restituire il quadro completo del sito. La mostra, ospitata al MAG Riva del Garda, sarà inaugurata venerdì 4 ottobre alle ore 18.30 e resterà aperta per oltre un anno, fino al 1° novembre 2020.
UN LUOGO SACRO A RETI E ROMANI – Monte San Martino (QUI il sito web che ne narra la storia), era un luogo sacro per i Reti e i Romani; in seguito, nel IV secolo, fu fondato un villaggio distrutto in parte da un incendio due secoli dopo. L’abitato di Monte San Martino era costituito da edifici ben distribuiti, con strade che li collegavano e un grande fabbricato che dominava la valle.

La mostra, curata da Achillina Granata di Archeogeo e Cristina Dal Rì e Nicoletta Pisu della Soprintendenza per i beni culturali – Ufficio beni archeologici della PAT, si snoda come un primo racconto di questa fase della storia del Monte ancora in larga parte sconosciuta.
La narrazione alterna rappresentazioni della vita quotidiana del villaggio – la cucina, la casa, le attività, il commercio, gli oggetti personali – con reperti che rimandano alla sfera dei culti che si svolgevano nel santuario nei primi secoli dopo Cristo.
Le statuette in bronzo di Iside Fortuna – divinità che controlla gli eventi umani e porta con sé l’immagine del femminile, della fecondità, della Luna – e di Mercurio, il dio dei mercanti per eccellenza, aprono il dialogo fra il sacro e il quotidiano.

DUE SECOLI DI VITA TRA TARDOANTICO E ALTO MEDIOEVO – Il percorso espositivo prosegue con la presentazione di oggetti di uso comune in cucina e a tavola, quali recipienti, ciotole e boccali in ceramica, piatti e coppe in terra sigillata provenienti dal nord Africa, bottiglie e coppette in vetro. Particolare attenzione è rivolta anche agli oggetti caratteristici delle costruzioni abitative e delle attività di sussistenza che si svolgevano nel villaggio, dalla tessitura alla macina, dallo stoccaggio al trasporto di alimenti.
Anche la più semplice delle comunità conosceva lo scambio di oggetti, prodotti e servizi e talvolta questo comportava l’uso della moneta. Sul Monte gli abitanti del villaggio disponevano di monete per gli scambi, quasi esclusivamente di bronzo. A scambi di maggiore importo e/o al passaggio di persone autorevoli – in momenti diversi e distanti nel tempo – si deve probabilmente la presenza di due monete di metallo pregiato, l’una d’argento del re ostrogoto Totila-Baduela (VI sec. d.C.), l’altra d’oro, conio longobardo a nome dell’imperatore bizantino Eraclio (VII sec. d.C.), esposte in mostra.

Per quanto riguarda gli oggetti personali, sono presentati alcuni accessori funzionali, abbelliti secondo la moda. Fra questi le fibule, necessarie per chiudere vesti e mantelli, il pettine, gli orecchini, di fattura semplice eppure vezzosi, e le piccole perle colorate. Infine lo stilo, indispensabile strumento di scrittura.

Il dialogo tra sacro e quotidiano, aperto a inizio percorso dalle statuette di Iside Fortuna e Mercurio che cedono il passo alla rappresentazione della vita ordinaria del villaggio, si chiude in maniera circolare con un ritorno al sacro, testimoniato dalla chiesa cristiana (VIII-IX sec. d.C.). Questa struttura, costruita in posizione elevata sulle rovine dell’edificio più grande del villaggio e dedicata al santo Martino, è la dimostrazione della continuità e della tenacia con cui persiste, attraverso i secoli, la sacralità del Monte, scelto come luogo di grandi roghi votivi in età protostorica, di divinità soprattutto femminili in epoca romana e infine meta di devozione, processioni e pellegrinaggi fino al 1750, anno in cui l’edificio sacro viene intenzionalmente abbattuto.
Il racconto espositivo si conclude in una sala video immersiva, dove sono proiettati il docu-film inedito di Luciano Pugliese Il villaggio tardoantico a San Martino ai Campi (2019), alcune significative testimonianze tratte dal documentario di Stefano Bottesi La fratta del tesoro (1994/2019) e uno sguardo ravvicinato sugli oggetti in mostra attraverso gli scatti realizzati da Marina Gallandra.
Fonte: MAG Museo Alto Garda.
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INFORMAZIONI
Il sacro e il quotidiano. II villaggio tardoantico a San Martino ai Campi
MAG Riva del Garda, Museo
Piazza C. Battisti, 3/A – tel. 0464 573869
Dal 4 ottobre 2019 al 1 novembre 2020
A cura di Cristina Dal Rì, Achillina Granata, Nicoletta Pisu
Inaugurazione: venerdì 4 ottobre ore 18.30
Visite guidate alla mostra
Nelle giornate di domenica 13 e domenica 27 ottobre 2019 sarà possibile partecipare a una visita guidata gratuita alla mostra alle ore 11.00, condotta da Matteo Rapanà (direzione MAG Museo Alto Garda).
Informazioni
www.museoaltogarda.it
www.cultura.trentino.it/Temi/Archeologia
www.archeosanmartino.it