Immagini: L. Verdonck © Antiquity Publications Ltd, 2020
Articolo tratto da BBC History Italia, n. 114 (agosto 2020). ©RIPRODUZIONE VIETATA
(Articolo pubblicato su BBC History Italia, n. 114 (agosto 2020). ©RIPRODUZIONE VIETATA) – A vederla sulle mappe c’è proprio tutto: il foro, le terme, templi, persino i canali di un acquedotto. E doveva essere grande almeno la metà di Pompei. Falerii Novi, sull’attuale territorio comunale di Fabrica di Roma a poca distanza da Civita Castellana (VT), nel Lazio, giace ancora completamente sottoterra ma a “vederla”, e senza la necessità di scavare, è stato un team di archeologi delle università di Cambridge e di Ghent, che hanno pubblicato i risultati della loro ricerca sulla rivista “Antiquity”. La scoperta è stata fatta grazie all’impiego del Gpr (Ground penetrating radar), un georadar che si basa sull’analisi degli impulsi prima trasmessi e poi riflessi dal terreno, che consente di “leggere” cosa c’è nel sottosuolo senza dover ricorrere ad una specifica campagna di scavi.


L’antica città di Falerii Novi nacque dalle ceneri di Falerii veteres, cittadina dell’Etruria meridionale abitata da popolazioni di stirpe etrusco-falisca. Alla fine della prima guerra punica, i Falisci si sollevarono contro Roma, ma la città fu subito riconquistata dall’agguerrita repubblica (241 a.C.) perdendo metà del proprio territorio. Poco dopo venne distrutta e poi ricostruita per volontà degli stessi romani a poche miglia di distanza con il nome di Falerii Novi, deportandone gli abitanti. La cittadina col tempo però decadde e andò lentamente in rovina fino all’abbandono, intorno al 700 d.C.: l’ultima menzione è del 1064, poi se ne perdono le tracce.
Il sito dove è stata fatta la scoperta, ha spiegato alla stampa Alessandro Launaro, docente di Archeologia classica a Cambridge e co-autore dello studio, era già noto ed era stato indagato alla fine degli anni Novanta con la tecnica della magnetometria, che aveva permesso di individuare in pianta il sistema dei quartieri, le strade e gli edifici principali.
Il moderno georadar, però, consente un livello di risoluzione molto più elevato, che permette di capire anche a quale profondità si trovano le rovine. Il nuovo team, guidato stavolta come allora dal professor Martin Millett, ha quindi scovato sotto terra, all’interno della cinta muraria tuttora visibile, alcune costruzioni rettangolari connesse a una serie di condutture di un acquedotto, probabilmente strutture termali. Vicino alle mura nei pressi della porta meridionale si troverebbe inoltre un tempio, mentre all’ingresso nord della città è “visibile” un portico che potrebbe essere collegato a un importante edificio pubblico.
Articolo tratto da BBC History Italia, n. 114 (agosto 2020). ©RIPRODUZIONE VIETATA
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