Scoperto nel 1889, l’ambiente si trova nel cuore del Rione Sanità, l’antica area dei Vergini della Neapolis di fondazione ellenica. Finalmente restaurato, conserva al suo interno 4 tombe sepolture del IV secolo a.C. ornate con raffinate decorazioni parietali dai colori vivaci giunte a noi quasi intatte.
di Elena Percivaldi (foto: ©Luciano e Marco Pedicini)

Ha riaperto al pubblico dopo un accurato restauro l’Ipogeo dei Cristallini nel cuore del Rione Sanità di Napoli, straordinaria e rarissima testimonianza di pittura e architettura ellenistica. Scoperto per caso nel 1889, l’ipogeo si trova a 11 metri sotto il livello stradale e conserva al suo interno quattro sepolcri databili al IV secolo a.C., scavati nella roccia e decorati con raffinate pitture greche: un unicum, nel territorio campano e non solo, in quanto le testimonianze di pittura greca giunte fino a noi sono molto rare e si limitano quasi esclusivamente alle immagini dipinte sui vasi.

Uno di sepolcri in particolare, l’Ipogeo C, è rimasto intatto: la camera sepolcrale al momento della scoperta custodiva circa 700 pezzi appartenenti al corredo funebre (in parte oggi visibili in loco) ed era nobilitata da una serie di pitture raffiguranti il mito di Dioniso e Arianna e una testa di Medusa. La sua eccezionalità è dovuta proprio alla presenza di questi affreschi dai colori vibranti: prezioso blu egizio, ocra giallo e rosso, squillanti magenta e viola testimoniano l’eccellenza dei Greci nell’uso di pigmenti, una grande finezza artistica e sofisticata creatività.

L’Ipogeo si trova in corrispondenza dell’area dei Vergini, a nord della cinta muraria dell’antica Neapolis: una zona caratterizzata da costoni tufacei che salivano progressivamente verso il poggio di Capodimonte, utilizzati in antico per la realizzazione di monumenti funerari di notevole importanza. Alcuni di questi sono stati rinvenuti nel corso della realizzazione dei palazzi che, a partire dalla metà del XVIII secolo, hanno determinato la progressiva urbanizzazione della zona.

Dato il tema delle pitture, è stato ipotizzato che l’Ipogeo dei Cristallini abbia accolto personaggi dell’élite urbana coinvolta nella produzione e nell’economia del vino, cui allude appunto il culto dionisiaco.






L’ambizioso progetto di restauro, voluto dalla famiglia Martuscelli, attuale proprietaria dell’Ipogeo, è stato in parte finanziato con fondi Europei/Regione Campania e si è svolto sotto l’alta sorveglianza e coordinamento scientifico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, in collaborazione con ICR-Istituto Centrale per il Restauro. Tutte le informazioni sul sito e sulle visite di questo straordinario e poco conosciuto tesoro sono disponibili sul sito www.ipogeodeocristallini.org.
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