
BOLZANO – Il minerale di rame dell’ascia di Ötzi proviene dalla Toscana meridionale, mentre fino a oggi si riteneva che la produzione e la circolazione del rame in area alpina nel IV millennio a. C. avessero origine solo da depositi centro-europei e balcanici. I primi dati di questa ricerca erano stati presentati dal prof. Gilberto Artioli dell’Università di Padova già lo scorso settembre al convegno internazionale sulle mummie, organizzato dall’Istituto per lo studio delle mummie dell’EURAC e dal Museo Archeologico dell’Alto Adige per celebrare i 25 anni dal ritrovamento di Ötzi. Nel frattempo i risultati di Artioli e del suo gruppo di ricerca sono stati sottoposti a ulteriori verifiche e pubblicati ieri, 5 luglio 2017, sulla rivista scientifica PLOS ONE.
L’individuazione della provenienza del metallo è stata piuttosto sorprendente dal momento che, fino ad oggi, gli archeologi avevano presupposto per il rame utilizzato nell’area alpina un’origine da giacimenti alpini o balcanici. È ancora da chiarire se l’Uomo venuto dal ghiaccio abbia acquisito il metallo grezzo o invece una lama già forgiata. Oltre all’ascia di Ötzi, l’articolo di Artioli mette in relazione il rame dell’ascia con una coeva attività metallurgica in Toscana. Ulteriori progetti di ricerca ricostruiranno le vie commerciali eneolitiche fino all’area alpina.

L’ascia di rame dell’Uomo venuto dal ghiaccio è finora in tutto il mondo il più antico esemplare eneolitico rinvenuto integro (completo di manico, lama, strisce di pelle e catrame di betulla). Recuperata 25 anni fa insieme agli altri oggetti del corredo, ha fornito interessanti informazioni sulla metallurgia dell’età del Rame. Il manico in legno ha consentito di ottenere, con il metodo del radiocarbonio (14C), una datazione assoluta del manufatto, risalente al 3346-3011 a.C.
Il gruppo di archeometallurgia dell’Università di Padova, costituito da Gilberto Artioli (Dip. Geoscienze), Ivana Angelini (Dip. Beni Culturali), Caterina Canovaro e Gregorio dal Sasso (Dip. Geoscienze), in collaborazione con Igor Villa (Università di Milano Bicocca) e Günther Kaufmann (Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano), ha presentato le prime analisi complete sulla lama.
Grazie a un microprelievo del metallo è stato possibile effettuare analisi chimiche (presso l’Università di Padova) e isotopiche (in collaborazione con l’Università di Berna), i cui risultati hanno rivoluzionato le tradizionali ipotesi sul commercio del rame nell’area alpina nel IV millennio a.C. Un esito inaspettato dal punto di vista archeologico, dal momento che finora si era sempre presupposta un’estrazione da giacimenti alpini (nei territori corrispondenti agli attuali Alto Adige, Trentino, Austria, Germania o Slovacchia) o balcanici (Serbia, Bulgaria).
«Al contrario» dice Gilberto Artioli «i risultati pubblicati su PLOS ONE dimostrano inequivocabilmente come il metallo dell’ascia fosse estratto da minerali della Toscana meridionale. I depositi minerari della Toscana meridionale» continua Artioli «presentano un segnale inconfondibile dei rapporti isotopici del piombo, un segnale che può discriminare l’origine del rame da tutti gli altri depositi minerari dello stesso metallo noti in Europa e nell’area mediterranea. Questi rapporti isotopici del piombo, una sorta di carta di identità del minerale, vengono trasmessi inalterati al manufatto prodotto. La tesi dell’origine toscana del metallo» prosegue Artioli «è supportata dai nuovi dati archeometallurgici forniti dal nostro gruppo di ricerca, in collaborazione con Fabio Fedeli dell’Associazione Archeologica Piombinese, che testimoniano, nello stesso periodo temporale, attività di riduzione del minerale e di produzione di rame metallico nell’area della Toscana meridionale in particolare a Campiglia Marittima. Ciò getta nuova luce sul reale movimento dei materiali e sulle connessioni socio-economiche e culturali nell’Età del Rame. I nuovi dati» conclude Gilberto Artioli «testimoniano infatti legami e collegamenti a lunga distanza fra le culture eneolitiche dell’Italia centrale (Cultura di Rinaldone) e quelle a nord dell’Appennino tosco-emiliano (Cultura di Spilamberto o Cultura di Remedello), fino alle popolazioni che occupavano l’arco alpino orientale, in cui viveva dell’Uomo venuto dal ghiaccio. I soli dati chimici ed isotopici non dirimono la questione se la diffusione del metallo avvenisse principalmente attraverso il rame grezzo (lingotti, panelle) o piuttosto attraverso il trasporto di oggetti finiti (come l’ascia), tuttavia l’analisi della distribuzione di asce con tipologia simile in Centro-Italia lascia supporre che Ötzi, come amichevolmente viene chiamata la mummia rinvenuta al giogo di Tisa, vicino al più conosciuto ghiacciaio del Similaun, sia effettivamente venuto in possesso dell’ascia già finita costituita da una lama di inequivocabile origine toscana».
L’identificazione della provenienza toscana del metallo è stata possibile grazie ad un solido database di riferimento dei depositi minerari contenenti rame (AacP project) sviluppato dal gruppo di ricerca dell’Università di Padova in collaborazione con il Prof. Paolo Nimis.
Fonte: Università di Padova.