SCAVI / Novità da Pyrgi, il grande porto-santuario etrusco: presto un nuovo Antiquarium e nuovi percorsi [FOTO / VIDEO]

Terminata la campagna di scavo annuale della Sapienza nell’antico porto-santuario etrusco del litoriale tirrenico con molte novità. Tra queste, l’annuncio del nuovo allestimento dell’Antiquarium nella Manica Lunga del Castello di Santa Severa e la creazione di un percorso che comprenderà l’area archeologica di Pyrgi, il Castello e la Riserva di Macchiatonda in un unico circuito di visita.

di Redazione (Credit foto: ©Missione archeologica a Pyrgi, Dip. Scienze dell’Antichità, Sapienza Università di Roma)

Studenti al lavoro nel cantiere di scavo (foto: Università la Sapienza)

È giunta al termine la campagna annuale di scavo didattico dell’Università La Sapienza di Roma nell’antica città di Pyrgi, principale porto di Caere (Cerveteri) e grande santuario marittimo dedicato alla dea Uni-Astarte sulla costa del Lazio etrusco. Celebre per le lamine d’oro ritrovate nelle vicinanze del Tempio B, databili alla fine del VI o all’inizio del V secolo a.C. e fondamentali per la comprensione della lingua etrusca, quello di Pyrgi rappresenta uno degli insediamenti più importanti nella storia del Mediterraneo antico e rappresenta per gli archeologi, a causa dell’abbandono successivo alla fase della “romanizzazione” (prima metà del III secolo a.C.), un eccezionale caso-studio per la possibilità di condurre un’indagine su larga scala delle differenti componenti del suo assetto urbanistico.

Pyrgi, uno scavo “storico”

Il primo colpo di piccone segnò l’avvio, nel 1957, di una lunga serie di scavi

Gli scavi della Sapienza, condotti a partire dal 1957 da Massimo Pallottino e Giovanni Colonna, hanno portato alla luce un esteso complesso santuariale il cui fulcro è il grande santuario di Uni-Astarte voluto dal re/tiranno di Caere Thefarie Velianas con il tempio B (510 a.C.) e l’“Edificio delle Venti Celle”, forse destinato alla pratica della prostituzione sacra. A questo nucleo si è aggiunto, raddoppiando l’estensione del santuario, il grande tempio A (470/460 a.C.) decorato sulla facciata posteriore con un eccezionale altorilievo in terracotta rappresentante il mito dei Sette contro Tebe, considerato tra i capolavori assoluti dell’arte antica.

Una seconda area sacra è dedicata alla coppia di divinità Śur e Cavatha citate nelle iscrizioni votive in etrusco; largamente frequentata da greci, vi si praticavano culti di tipo demetriaco e connessi a divinità infere, come attestato da depositi votivi costituiti in gran parte da ceramiche importate da Atene.

Fin dal suo inizio, lo scavo di Pyrgi è stato concepito come uno “scavo-scuola” e in esso si sono formate generazioni di archeologi che hanno poi ricoperto ruoli importanti nelle Soprintendenze, nei Musei, nelle Università. Grazie alle tante straordinarie scoperte, ogni anno una cinquantina di studenti – anche stranieri – specializzandi e dottorandi in Etruscologia sono coinvolti nelle attività sul campo e nei laboratori di schedatura e documentazione dei reperti che si svolgono nel corso dell’inverno nelle strutture universitarie. Le straordinarie scoperte di Pyrgi sono attualmente esposte in una sala dedicata nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, a Roma.

Brocca configurata a testa femminile importata da Atene dal Santuario meridionale (© Missione archeologica a Pyrgi, Dip. Scienze dell’Antichità, Sapienza Università di Roma)

Dal 2009, le indagini dirette da M. Paola Baglione e dal 2016 da Laura M. Michetti hanno interessato l’area a Nord del santuario, dove sono stati messi in luce una serie di isolati con un complesso di edifici anche di carattere pubblico, delimitati verso l’entroterra dal tratto parallelo alla costa della via Caere-Pyrgi. La vicinanza con l’area sacra, la monumentalità delle strutture e lo svolgimento di pratiche rituali hanno suggerito di interpretare questo settore di cerniera tra il santuario e l’abitato come un quartiere “pubblico-cerimoniale” che ha svolto funzioni amministrative e di rappresentanza in rapporto con il porto orientale anche prima della monumentalizzazione dell’area sacra.

Il comprensorio di Pyrgi oggetto degli scavi

Negli ultimi anni le ricerche si sono recentemente concentrate sull’analisi dell’assetto urbanistico, nel quale un ruolo fondamentale è svolto dal tracciato della monumentale via Caere-Pyrgi, un’eccezionale opera di ingegneria che collegava la città al suo porto (lunga 10 km circa, con una carreggiata larga tra i 6 e i 10 m), in un’organizzazione degli spazi che vede il grande santuario parte integrante di un piano urbanistico complessivo.
Gli scavi sono condotti dalla sezione di Etruscologia e coinvolgono annualmente decine di studenti della Sapienza per i quali l’attività rappresenta una fondamentale esperienza didattica. Nelle ultime campagne di scavo si sta portando alla luce un complesso di edifici certamente di carattere pubblico nei quali hanno probabilmente trovato spazio attività di tipo economico, amministrativo, doganale in relazione con il porto, ma che hanno avuto funzioni di rappresentanza e di tipo cerimoniale e rituale a partire almeno dalla metà del VI sec. a.C. Si segnala in particolare un grande edificio porticato con un tetto rivestito da decorazioni in terracotta dipinta (530-520 a.C.), dedicato tra l’altro all’immagazzinamento di derrate.

Una delle decorazioni in terracotta dipinta (530-520 a.C.) emerse dagli ultimi scavi (©Missione archeologica a Pyrgi, Dip. Scienze dell’Antichità, Sapienza Università di Roma)


Molto numerose e interessanti le tracce di pratiche rituali che suggellano i momenti di fondazione, cambiamento d’uso o dismissione di edifici o specifici ambienti: si segnalano in particolare il sacrificio di un cane (fig. 3) all’entrata di uno degli edifici, la presenza di fosse votive come quella “dei pesi da telaio” contenente decine di questi strumenti in terracotta, le deposizioni di anfore e altri contenitori con offerte alimentari, ceramiche, lingotti di piombo, bronzo fuso con carattere premonetale, punte miniaturistiche di frecce in bronzo, il seppellimento di una brocca conficcata nel suolo con un chiodo di ferro ad indicare la sua inamovibilità.

Lo scheletro del cane (© Missione archeologica a Pyrgi, Dip. Scienze dell’Antichità, Sapienza Università di Roma)

L’offerta di vasi greci, di lucerne di produzione cartaginese e di un’ancora in pietra di un tipo usato anche nel mondo vicino-orientale testimoniano la frequentazione del porto da parte di stranieri. Tutti questi ritrovamenti, indizio sicuro di cerimonie che si svolgevano nell’area, suggeriscono di interpretare questo settore come un quartiere “pubblico-cerimoniale” la cui vita si è sviluppata anche a servizio del vicino santuario.

Progetti in corso

Mentre procedono gli scavi, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale sta portando avanti dal 2019 altri due progetti: il primo riguarda la musealizzazione all’aperto dell’area archeologica, che prevede di rendere l’area accessibile a tutti, tramite un sistema di pedane e passerelle, realizzando un importante intervento di ingegneria ambientale per la riqualificazione del sistema dei fossi esistenti, al fine di drenare il terreno ed evitare così gli allagamenti periodici – particolarmente dannosi per la conservazione dei resti archeologici e che rendono impossibile la fruizione dell’area nei mesi invernali. Il progetto è stato realizzato in piena collaborazione tra la Soprintendenza e la Regione Lazio (Direzioni Ambiente e Demanio e Patrimonio, Riserva Naturale di Macchiatonda e Laziocrea spa) e sarà complementare al progetto regionale di difese a mare della costa e ricostruzione della duna lato spiaggia.

Un momento degli scavi (©Missione archeologica a Pyrgi, Dip. Scienze dell_Antichità, Sapienza Università di Roma)

Un Antiquarium tutto nuovo

Il secondo progetto riguarda invece il nuovo allestimento del deposito archeologico con funzioni di sala-studio/laboratorio di restauro e del nuovo centro visita, per la fruizione congiunta del Castello di Santa Severa, della Riserva di Macchiatonda e dell’area archeologica di Pyrgi in un unico circuito di visita. L’Antiquarium, diretto da Rossella Zaccagnini, sarà allestito nella Manica Lunga del Castello ed esporrà, in modo accattivante e fruibile a tutti grazie all’ausilio di tecnologie multimediali, gli eccezionali rinvenimenti provenienti dalle indagini condotte dall’Ateneo nelle due aree sacre del grande Santuario marittimo. Si potranno quindi ammirare gli straordinari rivestimenti in terracotta policroma dei due grandi templi e dei diversi sacelli, esposti per la prima volta nel loro insieme i numerosi reperti votivi rinvenuti: statue in terracotta rappresentanti gli offerenti, come una, di dimensioni reali, di una giovane fanciulla che reca in dono un porcellino, preziosi vasi greci dalle forme peculiari, rarissimi in Etruria, offerte di frutti di mare rinvenuti eccezionalmente intatti all’interno di recipienti in ceramica, ornamenti in oro, argento e ambra (orecchini, bracciali, scarabei), che costituivano i doni prediletti per le divinità femminili, in primo luogo Cavatha, una dea assimilabile alla greca Persefone.

Credit foto: ©Missione archeologica a Pyrgi, Dip. Scienze dell’Antichità, Sapienza Università di Roma

Molto peculiari e privi di confronti anche gli oggetti realizzati in piombo: pesantissime barre, grandi ceppi d’ancora, piccoli lingotti, proiettili a forma di “ghianda” e centinaia di colature di metallo fuso che rappresentano l’offerta principale per il dio “Nero”, in etrusco “Sur”, divinità dell’oltretomba paragonabile al greco Ade, al quale ben si addiceva, appunto, l’offerta di un metallo scuro.

Le barre di piombo rinvenute a Pyrgi (Credit foto: ©Missione archeologica a Pyrgi, Dip. Scienze dell’Antichità, Sapienza Università di Roma)

Sarà anche possibile ammirare una copia delle tre famose lamine auree incise con due iscrizioni in lingua etrusca di diversa lunghezza e una in fenicio, traduzione della lamina più lunga. Rinvenute nel 1964, esse ricordano come Thefarie Velianas, re/tiranno di Caere, avesse dedicato una statua e un luogo di culto alla dea Uni (chiamata Astarte nel testo fenicio).

Le lamine di Pyrgi

Sul piano della divulgazione, infine, una importante novità è rappresentata dai nuovi pannelli concepiti dall’équipe della Sapienza e realizzati dalla Regione Lazio, in collaborazione con la falegnameria del Parco dei Castelli Romani, nei quali vengono illustrati il percorso naturalistico-archeologico e i risultati delle ricerche dell’Università di Roma nel porto e nel santuario di Pyrgi. Sono inoltre in corso di elaborazione progetti relativi a una migliore fruizione dei resti archeologici tramite la realtà aumentata.

Rendering dei nuovi percorsi all’interno del parco archeologico

©STORIE & ARCHEOSTORIE. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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