ARCHEOSTUDI / I popoli preistorici sopravvissuti all’ultima Era Glaciale? Si estinsero in Italia

L’analisi genomica su larga scala condotta in un recente studio internazionale pubblicato su Nature, a cui hanno partecipato diversi Atenei italiani tra cui l’Università di Firenze, documenta le migrazioni dei cacciatori-raccoglitori dell’era glaciale per un periodo di 30.000 anni: dall’indagine emerge che si rifugiarono nell’Europa occidentale ma si estinsero nella penisola italiana.

Ricostruzione di un cacciatore-raccoglitore associato alla cultura gravettiana (32.000-24.000 anni fa), ispirata ai reperti archeologici del sito di Arene Candide (Italia) (foto: Tom Bjoerklund)

Con il più grande set di genomi di cacciatori-raccoglitori europei preistorici mai realizzato, un gruppo di ricerca internazionale, a cui ha partecipato l’Università di Firenze, ha riscritto la storia genetica dei nostri antenati. Lo studio è stato condotto da ricercatori dell’Università di Tubinga, del Senckenberg Center for Human Evolution and Paleoenvironment, dell’Università di Pechino e del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, in collaborazione con 125 scienziati internazionali (hanno dato un contributo scientifico anche studiosi delle Università di Bologna, Cagliari, Palermo, Padova, Pisa e Siena).  I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature.

Il team ha analizzato i genomi di 356 cacciatori-raccoglitori preistorici di diverse culture archeologiche, inclusi nuovi set di dati di 116 individui provenienti da 14 diversi paesi europei e dell’Asia centrale. Lo studio si concentra sui popoli vissuti tra 35.000 e 5.000 anni fa che sono, almeno in parte, gli antenati di chi oggi vive nell’Eurasia occidentale, includendo – per la prima volta – i genomi di persone vissute nell’ “Ultimo Massimo Glaciale”, la fase più fredda dell’ultima era glaciale. Si è ricostruito così l’avvicendarsi genetico delle popolazioni nei vari millenni.

Dalla grotta Maszycka, nel sud della Polonia, una mandibola umana, manufatti in osso e corna della cultura magdaleniana, diffusa in gran parte dell’Europa tra 19.000-14.000 anni fa (Foto Agnieszka Susul, Pawel Iwaszko, Dawid Piatkiewicz, Archaeologica Museum Krakow)

Allo studio, coordinato dall’Università di Tubinga, con Cosimo Posth primo autore della pubblicazione, ha partecipato anche il team dell’Università di Siena, formato da Francesco BoschinStefano Ricci e Annamaria Ronchitelli del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente (DSFTA), insieme a ricercatori di vari istituti sia italiani che stranieri. 
Tra i resti umani analizzati figurano quelli scoperti a Grotta Paglicci (Rignano Garganico FG), sito Paleolitico tra i più importanti d’Europa, grazie alle ricerche dirette dal DSFTA dell’Università di Siena. Gli studi interdisciplinari condotti nel sito hanno permesso di contestualizzare nel panorama europeo da un punto di vista culturale e paleoambientale le popolazioni umane vissute in Italia meridionale tra 33.000 e 29.000 anni fa. Grazie a questo, le analisi genetiche inserite nella presente pubblicazione possono gettare nuova luce sulle dinamiche demografiche e sulle migrazioni delle popolazioni umane avvenute durante l’ultimo periodo glaciale.

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(da sinistra) Francesco Boschin, Stefano Ricci
Da sinistra: Francesco Boschin e Stefano Ricci, due degli studiosi che hanno partecipato alla ricerca (foto: Università di Siena)

Rifugio climatico o vicolo cieco?

Sorprendentemente, il team di ricerca ha scoperto che le popolazioni che si stabilirono nel continente europeo tra 32.000 e 24.000 anni fa (cultura gravettiana) non erano strettamente imparentate tra loro. Erano legati da una cultura archeologica comune: usavano armi simili e producevano manufatti dello stesso tipo. Geneticamente, tuttavia, le popolazioni dell’Europa occidentale e sudoccidentale (l’odierna Francia e la penisola iberica) differivano dalle popolazioni contemporanee dell’Europa centrale e meridionale (l’odierna Repubblica Ceca e l’Italia).

Il patrimonio genetico dei cacciatori-raccoglitori nel sud-ovest permane ininterrottamente per almeno 20.000 anni: i loro discendenti rimasero nell’Europa sud-occidentale durante il periodo più freddo dell’ultima era glaciale (tra 25.000 e 19.000 anni fa) dando vita alla cultura solutreana e magdaleniana, e successivamente si spostarono verso nord-est nel resto d’Europa. “Con questi risultati, possiamo per la prima volta supportare direttamente l’ipotesi che l’Europa sudoccidentale abbia offerto condizioni climatiche più favorevoli durante l’Ultimo Massimo Glaciale, tali per cui popoli di cacciatori-raccoglitori vi trovassero rifugio”, afferma il primo autore della ricerca Cosimo Posth, dell’Università di Tubinga.

La più antica testimonianza di migrazione durante un riscaldamento climatico: crani maschile e femminile sepolti nella Germania occidentale (Oberkassel) circa 14.000 anni fa. (Foto Juergen Vogel, LVR – LandesMuseum Bonn)

“Le popolazioni di cacciatori-raccoglitori associate alla cultura gravettiana che erano presenti nell’Europa centrale e meridionale, e in particolare in Italia, scomparvero dopo la fase più acuta dell’era glaciale, contrariamente a quanto ritenuto finora – spiega David Caramelli, docente di Antropologia all’Università di Firenze, che con il suo team di ricerca del Dipartimento di Biologia ha analizzato i campioni relativi al nostro Paese -. Questo significa che un nuovo pool genetico si insediò in queste aree”.

 “Abbiamo scoperto che gli individui associati a una cultura successiva, l’Epigravettiano, erano geneticamente distinti dai precedenti abitanti dell’area”, afferma il coautore He Yu, dell’Università di Pechino. “Presumibilmente, queste persone provenivano dai Balcani, arrivarono prima nel nord Italia intorno al periodo del Massimo Glaciale e si diffusero verso il sud fino alla Sicilia”.

Sostituzione genetica su larga scala

I genomi analizzati mostrano anche che i discendenti di questi abitanti epigravettiani della penisola italiana si diffusero in tutta Europa circa 14.000 anni fa, sostituendo le popolazioni associate alla cultura magdaleniana. Il team di ricerca descrive un rimpiazzamento genetico su larga scala che potrebbe essere stato causato, in parte, dai cambiamenti climatici che hanno costretto le persone a migrare: “A quel tempo, il clima si è riscaldato rapidamente e le foreste si sono diffuse in tutto il continente europeo. Ciò potrebbe aver spinto le popolazioni del sud ad espandersi. Gli abitanti precedenti potrebbero essere migrati verso nord quando il loro habitat, la steppa si ridusse”, afferma l’autore senior dello studio, Johannes Krause, del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia.

Sepoltura “PA12” di Grotta Paglicci, analizzata nello studio, un individuo adolescente femminile di 13/14 anni, con in primo piano il cranio ricostruito (Foto: Università di Siena)

Inoltre, i risultati mostrano che non ci fu alcuno scambio genetico tra popolazioni contemporanee di cacciatori-raccoglitori nell’Europa occidentale e orientale per più di 6.000 anni. Le interazioni tra popoli dell’Europa centrale e orientale possono essere rilevate di nuovo solo a partire da 8.000 anni fa. “A quel tempo, cacciatori-raccoglitori con profili genetici e aspetti diversi iniziarono a mescolarsi tra loro. Erano diversi in molte caratteristiche, tra cui la pelle e il colore degli occhi” precisa He Yu.

Durante questo periodo l’agricoltura e uno stile di vita sedentario si diffusero dall’Anatolia all’Europa. “È possibile che la migrazione dei primi agricoltori in Europa abbia innescato il ritiro delle popolazioni di cacciatori-raccoglitori verso i margini settentrionali dell’Europa. Allo stesso tempo, questi due gruppi iniziarono a mescolarsi tra loro e continuarono a farlo per circa 3000 anni”, afferma Johannes Krause.

“I dati che abbiamo ottenuto da questo studio ci forniscono intuizioni sorprendentemente dettagliate sugli sviluppi e gli incontri dei gruppi di cacciatori-raccoglitori dell’Eurasia occidentale”, riassume Cosimo Posth. “Ulteriori ricerche interdisciplinari chiariranno quali esatti processi sono stati responsabili delle sostituzioni genetiche di intere popolazioni dell’era glaciale”.

Via: Unifi Magazine / Università di Firenze

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©STORIE & ARCHEOSTORIE. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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