SCAVI / Bibione antica, la villa romana di Mutteron dei Frati inizia a svelare i suoi tesori

Primi risultati dallo scavo della villa di epoca romana del Mutteron dei Frati a Bibione, nel comune di San Michele al Tagliamento (Venezia). Tra i vari oggetti ritrovati anche uno splendido esemplare di lucerna del IV secolo


La scoperta di un nuovo muro ha portato una ventata di gioia nell’area oggetto di studi archeologici di Bibione, nel comune di San Michele al Tagliamento (Venezia). La villa di epoca romana del Mutteron dei Frati sta sbalordendo tutti, per la bellezza del sito nel quale è stata edificata e per l’eccezionale quantitativo di risposte che sta offrendo dalle attività di scavo, condotte in queste settimane dagli studiosi delle università di Regensburg e di Padova.

Bibione, località balneare che da sempre viene percepita come giovane, scopre, strato dopo strato, in un’area che è un polmone verde che la incornicia, di avere un passato autorevole e che va molto indietro nel tempo. E in un progetto così articolato le sorprese non mancano: “Mai come in questa sessione di studi si sono trovati così tanti reperti – ha spiegato il direttore della ricerca, il Prof. Dirk Steuernagel dell’Università di Regensburg, illustrando ceramiche di epoca rinascimentale o basso medievale, e molti altri oggetti e frammenti rinvenuti sul sito oggetto di studio –. I proprietari della villa erano indubbiamente persone facoltose che hanno beneficiato anche della straordinaria posizione, in riva al mare, per potersi approvvigionare dei materiali necessari alla realizzazione della villa stessa, che infatti, come si può evincere da alcuni marchi impressi nei mattoni, provengono dalle cave di Aurisina o da quelle d’Istria”.

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“Quello che si sta portando avanti nel territorio – ha spiegato la Prof. Maria Stella Busana dell’Università di Padova, direttore scientifico del progetto insieme alla dott.ssa Alice Vacilotto dell’Università di Regensburg – è un progetto di ampio respiro, che mira non solo a studiare gli usi dei suoi abitanti, ma anche il contesto territoriale in cui la villa stessa si inseriva. Le bonifiche hanno trasformato il paesaggio, ma con questi studi si potrà individuare le tracce lasciate dall’uomo e scoprire i suoi insediamenti in un’area che si sviluppa in circa tremila ettari. E se l’epoca romana, grazie al ritrovamento di pesi da rete, ci dimostra che gli abitanti erano dediti alla pesca, l’epoca medievale ci ha spesso permesso di rinvenire degli acciarini che venivano utilizzati per le armi da caccia, a dimostrazione che nel territorio caccia e pesca sono delle pratiche che affondano le loro radici nel passato”.

Mai prima d’ora, quindi, per i ricercatori si era aperta una possibilità di studio così straordinaria come quella di Bibione, perché il paesaggio incontaminato ha preservato l’ambiente e sta permettendo di proseguire su due tipi di studio, legati all’epoca romana e medioevale. Il mare, allora, ricopriva tutta la superficie su cui si è sviluppata la località balneare. I proprietari della villa ne avevano goduto proprio con il mare fuori dall’uscio. Tra i vari oggetti ritrovati anche uno splendido esemplare di lucerna del IV secolo, fatta a mano e con chiari segni di essere stata usata.

Non è la prima volta, inoltre, che si compiono studi in quest’area, come ricorda la Contessa Arabella (la proprietà dell’area, ndr.): “Mio marito ha aperto gli scavi degli anni ‘90 e ci ha permesso di accedere a queste meraviglie. È un’emozione enorme l’istante in cui riaffiora un piccolo oggetto o una moneta che testimonia un passato così lontano”.

Mai prima d’ora, quindi, per i ricercatori si era aperta una possibilità di studio così straordinaria come quella di Bibione, perché il paesaggio incontaminato ha preservato l’ambiente e sta permettendo di proseguire su due tipi di studio, legati all’epoca romana e medioevale.

Il dott. Alessandro Asta, supervisore del progetto per la Soprintendenza ABAP (Archeologia Belle Arti Paesaggio) per l’Area metropolitana di Venezia, ha ripercorso la storia dello scavo, che oggi fa presupporre nuove opportunità di valorizzazione. “Negli anni ‘30 si è iniziato a studiare questa area e negli anni ‘90 c’è stata una ripresa di interesse, grazie anche a innovazioni nelle tecnologie. Oggi con questa nuova stagione di scavi e la condivisione delle informazioni tra i diversi ambiti di studio, il progetto si amplia e si va verso la possibilità di condividere i risultati con i visitatori, gli appassionati e molti altri”.

Una speranza, quella di potere aprire ai turisti questa straordinaria scoperta, condivisa anche da tutti gli operatori della località. E se lo slogan dell’estate 2023 di Bibione promette “Un capolavoro di vacanza”, la villa di Mutteron dei Frati dimostra che, a Bibione, i capolavori sono di casa da sempre.

Una villa marittima tutta da scoprire

Il progetto focalizzato sulla villa romana del Mutteron dei Frati nasce nel 2018 con i primi contatti tra le Università di Regensburg e Padova, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Venezia e, fin dall’inizio, anche con la proprietà e il gestore della tenuta Val Grande. La villa romana era nota da ripetute indagini archeologiche che cominciarono già a partire dall’Ottocento. Quella del Mutteron dei Frati fa parte della serie di ville marittime che costellavano l’arco costiero nord-adriatico. Essa si distingue però dai casi simili per l’eccezionale stato di conservazione e per il contesto ambientale quasi incontaminato. Perciò essa si presta perfettamente per un programma di ricerca interdisciplinare che mira all’analisi di vari aspetti: architettura, economia, fruizione delle risorse naturali, popolamento del territorio, paesaggio antico. Per rispondere a tutte queste domande si è formata un’equipe italo-tedesca di esperti in diversi ambiti di ricerca. È stata presentata una richiesta di finanziamento per un progetto triennale al più importante ente tedesco di promozione della ricerca scientifica (Deutsche Forschungsgemeinschaft – DFG), che è stata approvata nel 2022 e prevede attività fino al 2025.

Il lavoro sul campo è cominciato adesso con una prima campagna di scavo sul sito della villa (ne avevamo parlato QUI). Per questa attività è stata rilasciata una concessione dal Ministero della Cultura che, attraverso la Soprintendenza competente, segue da vicino il progresso dei lavori. Fondamentale per l’ottenimento dell’autorizzazione è stato l’assenso e il sostegno della proprietà e del gestore della tenuta. L’attuale campagna di scavo lascia intravedere situazioni finora mai documentate, tra cui anche una frequentazione del sito in età bassomedievale (XV sec.). Proprio in questi ultimi giorni si sono trovate strutture che appartengono al lato sud della residenza, quello rivolto al mare. Questo dato conferma l’estensione molto ampia del complesso architettonico. Porzioni di mosaico e frammenti di intonaco dipinto indicano uno stile di vita elevato del proprietario.

Oltre allo scavo archeologico, già a partire dal prossimo autunno verranno eseguite ricognizioni di superficie in tutto il territorio a monte della Val Grande, con lo scopo di ricostruire il contesto insediativo e infrastrutturale in cui si inseriva la villa. Parallelamente verranno condotte indagini geomorfologiche e paleoambientali volte a restituire un’immagine del paesaggio antico. Si ipotizza infatti un particolare contesto ambientale costituito da terre e acque che si compenetrano, caratterizzato da un’intensa frequentazione fin dall’età romana.

©STORIE & ARCHEOSTORIE. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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