Una grande necropoli gallo-romana di circa 50 tombe, appartenenti a uno spazio funerario più vasto già noto dall’Ottocento, è tornata alla luce nel cuore di Parigi. Le sepolture, tutte a inumazione, datano al II secolo d.C. e appartengono a individui di età sia adulta che infantile. Al loro interno, oltre ai resti umani, si conservano elementi di abbigliamento e recipienti di vetro e ceramica: tutti dati che permetteranno di migliorare la conoscenza dello stile di vita dell’antica Lutéce e dei suoi abitanti.

Una grande necropoli gallo-romana di circa 50 tombe, appartenenti a uno spazio funerario più vasto già noto dall’Ottocento, è tornata alla luce nel cuore di Parigi. Le sepolture, tutte a inumazione, datano al II secolo d.C. e appartengono a individui di età sia adulta che infantile. Al loro interno, oltre ai resti umani, si conservano elementi di abbigliamento e recipienti di vetro e ceramica: tutti dati che permetteranno di migliorare la conoscenza dello stile di vita dell’antica Lutéce (Lutezia, in latino Lutetia Parisiorum), che fu la “prima” Parigi, e dei suoi abitanti.

L’importante ritrovamento è avvenuto durante una campagna di scavo realizzata dagli archeologi dell’Institut National de Recherches archéologiques préventives (Inrap) all’incrocio tra l’avenue de l’Observatoire e Denfert-Rochereau, al confine tra il 5° e il 14° arrondissement di Parigi, in occasione dei lavori di ammodernamento della stazione RER (Réseau Express rapide) di Port-Royal.
Lutezia, una città gallo-romana

La città di Lutezia, antico insediamento dei Galli Parisii, fu conquistata da Giulio Cesare nel 52 a.C. durante le guerre galliche e ricostruita a monte della confluenza tra il torrente Bièvre e la Senna, sui pendii della collina poi dedicata a Sainte Geneviève, sulla riva sinistra della Senna (attuale Quartiere latino). Alcuni insediamenti erano presenti anche sull’isola al centro della confluenza, l’Île de la Cité, che divenne in seguito il centro pulsante della città sviluppatasi in epoca merovingia e poi dell’attuale capitale francese. Con l’ingresso nell’orbita di Roma, gli abitanti di Lutetia ne adottarono progressivamente lo stile di vita; anche qui, secondo la prassi diffusa di regola nell’antichità, gli spazi dedicati ai morti e ai vivi erano ben distinti, con le necropoli situate alla periferia della città e le tombe disposte lungo le principali vie di comunicazione in uscita. In epoca imperiale la città, che contava circa 8mila abitanti, possedeva diverse necropoli, la più importante delle quali, la cosiddetta “necropoli meridionale” o di Saint-Jacques (o anche di rue Pierre-Nicole per via del il gran numero di sepolture scoperte nella parte meridionale di tale strada), si sviluppava a sud della città, lungo il cardo maximus, corrispondente appunto all’odierna rue Saint-Jacques. Lo scavo attualmente in corso – si legge nella nota diffusa dall’Inrap – consente di studiarne una piccola parte che è sfuggita nel tempo a numerosi lavori stradali, cominciando dagli interventi di ammodernamento compiuti da Haussmann nel Secondo Impero per finire con la costruzione della stazione RER B avvenuta negli anni 70 del secolo scorso. L’isolato, tuttora ben conservato, testimonia così l’estensione verso ovest dei limiti della necropoli finora conosciuti. Lo scavo apporterà nuovi dati grazie all’approccio multidisciplinare fornito dall’archeologia e dall’antropologia.
L’antica necropoli fu scoperta nel XIX secolo

L’esistenza della necropoli di Port Royal era già nota grazie agli scavi effettuati nel XIX secolo ma era stata indagata solo una piccola parte delle tombe ad inumazione e ad incinerazione. Lo studio dei reperti sembra indicare che l’area sepolcrale fu in uso dall’inizio del I secolo e fino al III secolo d.C., dopo di che nel IV secolo venne abbandonata. Ed era molto vasta: potrebbe estendersi dal sito dell’abbazia di Port-Royal fino al boulevard Saint-Michel, uno spazio davvero considerevole, pari a circa quattro acri.
Il nuovo scavo: 50 nuove tombe con ceramiche, corredi e oboli di Caronte

Il nuovo scavo ha portato alla luce 50 tombe, tutte ad inumazione, datate al II secolo. Molte risultano sovrapposte, segno di un utilizzo continuo degli spazi funerari. La disposizione delle inumazioni, che ospitavano individui di ambo i sessi di età sia adulta che infantile – come avviene del resto nelle grandi necropoli – non sembra seguire una particolare organizzazione, né le tombe appaiono orientate anche se alcune sono decisamente di grandi dimensioni sia in lunghezza che in profondità. All’interno sono stati ritrovate tracce del legno che componeva le bare, testimoniate anche dalla presenza di chiodi e altri elementi metallici.

Poco meno della metà delle sepolture è accompagnata da oggetti di corredo. Molto frequenti i recipienti di ceramica (tazze, bicchieri, brocche e piatti) e di vetro (balsamari, lacrimatori e bicchieri), più rare le monete, collocate generalmente nella bocca del defunto o nella sua bara come probabile “obolo di Caronte” (il tributo versato al traghettatore che trasportava le anime attraverso il fiume Acheronte, che separava il mondo dei vivi da quello dei morti).

Le buone condizioni di conservazione delle sepolture hanno permesso di rintracciare anche diversi elementi legati all’abbigliamento quali fibule, gioielli, spille, fibbie di cinture, ma anche i (numerosi) piccoli chiodi appartenenti alle suole delle calzature: dalla loro posizione nella fossa si evince che le scarpe erano a volte calzate ai piedi, mentre altre volte erano state collocate a fianco dell’individuo sepolto.

I resti di un maiale: una fossa votiva?
Particolare interesse riveste inoltre un’enigmatica fossa che conteneva lo scheletro di un maiale intero insieme ai resti di un altro piccolo animale e due contenitori in ceramica, da interpretare come possibile deposito votivo.

Lo studio della varietà delle tipologie di sepoltura e degli elementi riemersi globalmente dallo scavo di Boulevard Port-Royal, spiegano gli archeologi dell’Inrap, consentirà di affinare la datazione e la durata d’uso della necropoli e fornire preziose informazioni sullo stile di vita degli antichi parigini. La fine degli scavi è prevista per il 28 aprile.
Fonte: Inrap
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