SCOPERTE / Altri due “Giganti” di Mont’e Prama tornano alla luce in Sardegna

Le sculture sono state ritrovate nella necropoli nuragica di Cabras. Enigmatica la loro funzione: custodi ancestrali di un’area sacra, simboli del ruolo sociale dei defunti o altro ancora?

di Elena Percivaldi (foto: ©MiC)

I resti emersi da una delle tombe della necropoli (foto: ©MiC)

Due nuovi, misteriosi Giganti sono stati riportati alla luce nel sito della necropoli nuragica di Mont’e Prama, in Sardegna. In un terreno nella parte meridionale del sito archeologico, nel comune di Cabras, sono emersi i torsi e altri frammenti di due nuove statue, entrambe identificate come “pugilatori del tipo Cavalupo” per il grande scudo flessibile avvolto davanti al tronco, e sono del tutto simili alle due sculture recuperate a pochi metri di distanza nel 2014 ed ora esposte nel locale Museo civico. Lo strato sottostante, inoltre, ha confermato la prosecuzione verso meridione della necropoli e della imponente strada funeraria, orientata sull’asse Nord-Sud. La scoperta è avvenuta durante la campagna di scavi avviata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna. Il suggestivo gruppo dei Giganti di Mont’e Prama si arricchisce così di altre due unità grazie a un ritrovamento che, secondo gli archeologi, non rimarrà senza un seguito.

Gli studi più recenti datano le tombe e le sculture tra la fine del IX e la prima metà dell’VIII secolo a.C., in piena età del ferro, opera di una società radicalmente mutata rispetto a quella dell’età del bronzo. La necropoli di Mont’e Prama conosce tre fasi di utilizzo: una prima costituita da tombe singole a pozzetto in cui era deposto un corpo inumato; una seconda in cui vengono realizzate nuove tombe singole o raggruppate coperte da lastroni di pietra in modo disorganico; una terza in cui le tombe, con lastra quadrata di copertura, sono perfettamente allineate.

La necropoli di Mont’e Prama in fase di scavo (foto: ©MiC)

La funzione e l’origine dei Giganti non è però ancora stata del tutto chiarita. Secondo alcuni studiosi si tratterebbe di rappresentazioni simboliche dei ceti sociali più in vista: gli arcieri incarnavano i valori militari, i pugilatori la sfera religiosa e i cosiddetti “modelli di nuraghi” (riproduzioni in scala delle antiche costruzioni in pietra che caratterizzano la civiltà nuragica) quella politica. Un’altra interpretazione, invece, riconosce nelle statue i defunti stessi oppure, con maggior probabilità, la raffigurazione dei loro antenati, evocati come eroi mitici delle leggende nuragiche, mentre i modelli dei nuraghi erano il simbolo dell’identità e della compattezza della comunità. Secondo un’ultima interpretazione, infine, le statue potrebbero celebrare la memoria di un evento importante della storia nuragica locale.

Un momento degli scavi (foto: ©MiC)

Enigmatica è anche la fine di queste sculture, ritrovate tutte deliberatamente distrutte. Il complesso potrebbe essere stato attaccato e raso al suolo durante un episodio di lotta interna fra comunità locali di cultura nuragica, oppure per mano dei fenici di Tharros sul finire del VII secolo a.C. Una terza ipotesi, infine, propone che la distruzione risalga alla seconda metà del IV secolo a.C. per opera dei cartaginesi presenti sull’isola.

Una cosa comunque è certa: questi reperti non trovano paragoni nella statuaria della Sardegna nuragica. Le sculture di Mont’e Prama esprimevano identità e appartenenza, valori particolarmente significativi in un momento di transizione caratterizzato da profonde tensioni e trasformazioni. Prodotto di un estremo ingigantimento dei bronzetti votivi, avrebbero quindi una forte valenza simbolica, rivolta sia alle comunità locali che a quelle provenienti dal Mediterraneo orientale, che in quegli anni si affacciavano sulle coste della Sardegna occidentale.

*pubblicato su BBC History Italia n. 135 (luglio 2022). Tutti i diritti riservati.

©STORIE & ARCHEOSTORIE. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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