A 50 anni dalla scoperta dei Bronzi di Riace, avvenuta nel 1972, una nuova ricostruzione mostra i colori originari delle statue. I risultati della ricerca saranno presentati in un convegno il 12 luglio a Roma in Curia Iulia; esposta anche la copia perfetta in bronzo della testa della statua del guerriero A realizzata dall’archeologo tedesco Vinzenz Brinkmann, fra i massimi esperti di policromia dell’antichità.
di Redazione / EP
Era il 16 agosto 1972 quando il fotografo romano Stefano Mariottini, appassionato di immersioni subacquee, trovò sul fondo del mar Ionio due straordinarie sculture di bronzo. Due guerrieri nudi, imponenti e magnifici, che giacevano alla profondità di 8 m a circa 200 m dalla costa di Riace Marina. La notizia del recupero, curato dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria con la collaborazione del Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Messina, fece il giro del mondo e le due statue, sottoposte a restauro, furono accolte tra le più significative mai prodotte e giunte fino a noi dell’antichità.

Alti rispettivamente 1,98 e 1,97 metri e pesanti 160 kg, i Bronzi di Riace raffigurano un oplita e un re guerriero completamente nudi con barba e capelli ricci, il braccio sinistro piegato, e il destro disteso lungo il fianco. Ambedue indossavano un elmo, impugnavano una lancia o una spada nella mano destra e reggevano uno scudo con il braccio sinistro, elementi smontati al momento dell’imbarco per permettere di adagiare sulla schiena le statue e facilitarne il trasporto. Realizzati nella metà del V secolo a.C. ad Argo, nel Peloponneso, secondo Daniele Castrizio facevano verosimilmente parte di un gruppo statuario relativo al mito dei Sette a Tebe, narrato da molti poeti e tragediografi antichi e “mito nazionale” argivo: lo studioso avrebbe pertanto identificato i due personaggi con Polinice (Statua A, il “giovane”, con i capelli più lunghi) ed Eteocle (Statua B). Ma riguardo all’identità dei guerrieri il dibattito è ancora aperto: secondo Riccardo Partinico, direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatutaria di Reggio Calabria, si tratterebbe invece dei generali ateniesi Pericle e Temistocle.
Su come i bronzi siano finiti in fondo al mare, invece, l’ipotesi più accreditata è che la nave su cui viaggiavano li stesse trasportando come opere d’arte destinate al commercio antiquario e non alla fusione: ciò spiegherebbe perché sono state ritrovate integre, con tanto di tenoni in piombo che ne consentivano il fissaggio su basamenti, e non a pezzi come avveniva per quelle avviate alla fusione. Trasportati a Roma dopo la conquista della Grecia e le spoliazioni del 146 a.C. di Lucio Mummio, i Bronzi sarebbero poi stati imbarcati nel IV secolo d.C. insieme ad altre opere d’arte con destinazione Costantinopoli, la nuova capitale voluta da Costantino. Una tempesta avrebbe però costretto i marinai a gettarle in mare con buona parte del carico, oppure fece affondare del tutto la nave (il cui relitto però non è ancora stato trovato). Questi e altri dettagli sulle due straordinarie statue sono stati oggetti di dibattito in occasione del recente convegno internazionale “I Bronzi di Riace e la Bronzistica di V secolo a.C.”. organizzato nel 2018 dall’Università di Messina e dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria i cui Atti sono stati pubblicati nel 2020.

Il cinquantesimo anniversario della straordinaria scoperta dei Bronzi di Riace sarà celebrato il 12 luglio alle 17.00 a Roma, nella Curia Iulia al Foro Romano, con un incontro scientifico e una mostra realizzati un evento dalla Direzione Generale Musei con il Parco archeologico del Colosseo e il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, in collaborazione con il Metropolitan Museum di New York. L’incontro scientifico, introdotto dal Prof. Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, e dal Dott. Carmelo Malacrino, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, vedrà la partecipazione di autorevoli studiosi di scultura antica, quali il Prof. Salvatore Settis, già Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa e Accademico dei Lincei, e il Prof. Vinzenz Brinkmann (Capo Dipartimento di Antichità) e la Dr. Ulrike Koch dalla Liebieghaus Skulpturensammlung di Francoforte sul Meno.
Sarà inoltre esposta la copia perfetta in bronzo della testa della statua del Guerriero A, la cui testa in bronzo è opera dello stesso Brinkmann, archeologo tedesco e fra i massimi esperti al mondo di policromia dell’antichità. La riproduzione della testa, realizzata con l’ausilio di nuove e sofisticate tecnologie (laser scanner con una scansione millimetrica e rilievo 3D) ha lo scopo di mostrare al pubblico il colore originario della statua, privata cioè dagli effetti del tempo e dell’ossidazione, proponendo anche la presenza di colori: una possibilità discussa nel citato convegno del 2018.


Durante l’evento romano del 12 luglio sarà anche proiettato il video che il Metropolitan Museum di New York ha prodotto, appositamente per questa occasione, sulla mostra Chroma Ancient Sculpture in Color, inaugurata nel museo americano lo scorso 5 luglio e dedicata alla policromia delle sculture antiche. Nell’ambito dell’esposizione newyorchese un particolare rilievo hanno proprio due copie perfette in bronzo delle statue di Riace, realizzate sempre con le stesse sofisticate tecnologie.
“L’incontro alla Curia Iulia al Foro Romano rappresenta un momento rilevante nell’ambito delle celebrazioni dei 50 anni dal ritrovamento dei Bronzi di Riace, perché evidenzia l’importanza dell’approccio interdisciplinare e della collaborazione scientifica internazionale, contribuendo in maniera significativa e innovativa ad una migliore conoscenza e fruizione di queste straordinarie sculture venute dal mare, dichiara Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, e prosegue “Ringrazio la Direttrice Alfonsina Russo e tutto lo staff del Parco archeologico del Colosseo per l’organizzazione di questo incontro, e gli studiosi e i musei che stanno attivando nuove sinergie, anche in vista di una più ampia promozione all’estero del patrimonio culturale conservato nei musei italiani”, conclude.

“Mai nessuna scoperta archeologica ha avuto eco maggiore di quella dei Bronzi di Riace e questo anniversario suggella lo spirito di cooperazione internazionale e il ruolo della Cultura in grado di connettere Paesi e Istituzioni anche lontani”,commenta Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. “Sono onorata che il Parco archeologico del Colosseo e il suo pubblico internazionale possano con questa iniziativa contribuire a promuovere questo importante evento e le celebrazioni che si svolgeranno presso il Museo archeologico di Reggio Calabria”, conclude.
“Sono passati esattamente cinquant’anni da quel memorabile 16 agosto 1972, quando furono scoperti i Bronzi di Riace, due magnifiche statue in bronzo risalenti alla metà del V secolo a.C. Cinquant’anni in cui questi due “eroi venuti dal mare” sono diventati tra le sculture antiche più celebri al mondo, capaci di attrarre folle estasiate di ammiratori”, commenta Carmelo Malacrino, Direttore del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria e prosegue, “Oggi i Bronzi di Riace sono anche “icone” di un intero territorio, la Calabria. Una regione che quest’anno vuole festeggiarli con un programma diffuso di eventi, per far scoprire tanti aspetti della sua cultura millenaria: arte e paesaggio, borghi e identità enogastronomiche, minoranze linguistiche e tradizioni artigianali. Desidero ringraziare il Direttore Generale Musei, prof. Massimo Osanna, e la Direttrice del Parco archeologico del Colosseo, dott.ssa Alfonsina Russo, per aver voluto organizzare questo incontro, nel quale valorizzazione e ricerca si fondono nella promozione della cultura”.
La riproduzione in bronzo della testa e il video della mostra saranno visibili presso la Curia Iulia fino al 18 luglio.
L’evento potrà essere seguito in presenza con prenotazione su eventbrite.it a partire dalle ore 18 dell’8 luglio e sarà trasmesso in diretta online sul canale YouTube del Parco archeologico del Colosseo: www.youtube.com/parcocolosseo
Fonte: Parco Archeologico Colosseo
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