REPORTAGE / A Ravenna apre “Classis”, mille anni di storia a disposizione di tutti [FOTO, VIDEO]

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Foto ©RavennAntica e ©Perceval Archeostoria. Video ©Perceval Archeostoria

RAVENNA, 3 dicembre 2018 – [di Elena Percivaldi]  Bagno di folla (si parla di quasi 4mila persone)  a Ravenna per l’inaugurazione, che si è tenuta sabato primo dicembre mattina, di “Classis Ravenna”,  il nuovo Museo della Città e del Territorio sorto nell’ex Zuccherificio di Classe: 2.600 metri quadrati complessivi per un percorso che, attraverso oltre 600 reperti, ripercorre la lunga e gloriosa storia di Ravenna dalla preistoria all’antichità romana, dalle fasi gota e bizantina all’Alto Medioevo (ne avevamo annunciato l’apertura qua).

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Un  momento della conferenza stampa di venerdì 30 novembre  (Foto Perceval Archeostoria)

Noi di Perceval Archeostoria abbiamo avuto l’opportunità di visitare il Museo il giorno precedente l’opening ufficiale al pubblico insieme a un ristretto gruppo di giornalisti e altri addetti ai lavori.

L’atmosfera che si respirava era di grande attesa e ansia, visto che i locali nel pomeriggio erano ancora di fatto un cantiere aperto in cui lavoravano febbrilmente operai e tecnici, compromettendo purtroppo la visione d’insieme dell’allestimento e la possibilità di coglierne i dettagli. Alla “mancanza” ha comunque sopperito il responsabile scientifico del Museo, il prof. Andrea Augenti,  il quale  prima in conferenza stampa e poi accompagnandoci alla visita ha illustrato con grande passione un progetto che ha l’ambizione non solo di presentare una serie di reperti pregevoli (e ve ne sono: uno su tutti, lo spettacolare mosaico proveniente dal cosiddetto “Palazzo di Teodorico”, che campeggia su una delle pareti), ma anche di mettere a disposizione di docenti e studenti dell’Università un luogo dove seguire i loro percorsi formativi e di ricerca.

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Mosaico pavimentale proveniente dal cosiddetto “Palazzo di Teoderico”, marmo bianco d’Istria, nero d’Italia, cotto, palombino, rosa di Verona. Inizio del VI secolo

I “numeri”  del Museo, lo avevamo già sottolineato presentando l’evento, sono imponenti: l’investimento che il Comune di Ravenna, con il Mibact, la Regione Emilia-Romagna e l’Unione Europea hanno messo in campo, con l’apporto determinante della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, supera i 22 milioni di Euro. La progettazione del nuovo “Classis Ravenna”, realizzato e gestito dalla Fondazione RavennaAntica così come l’Antico Porto, la Basilica di Sant’Apollinare e, nel cuore di Ravenna, la Domus dei Tappeti di Pietra, il Museo TAMO e la Cripta Rasponi, è stata affidata all’architetto Andrea Mandara che ha operato al servizio di un comitato scientifico di assoluto prestigio. Tutto intorno, sta sorgendo inoltre un’oasi verde di 15.0000 mq e collegamenti da e per i principali monumenti della città.

E vediamo quindi il percorso. Al Museo si entra  salendo una doppia rampa di ingresso aperta su un grande a prato (al momento ancora brullo, ma in primavera sarà sicuramente suggestivo). A dividere le due rampe un grande “nastro” interamente rivestito a mosaico di tessere di varie tonalità di blu, che riproduce l’idea del mare su cui Ravenna nasce e da cui ha tratto linfa vitale, ricchezza e commercio nel corso dei secoli.

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Ingresso del Museo poco prima dell’anteprima stampa di venerdì 30 novembre  (Foto Perceval Archeostoria)

 

Varcata la porta, si è accolti da una bellissima installazione composta da un grande telo-vela che riproduce le navi stilizzate della flotta di Classis così come sono rappresentate nel celebre mosaico di Sant’Apollinare Nuovo (sotto). Nella zona accoglienza è presente la biglietteria, un punto informazioni e un bookshop ben fornito (anche se manca un vero e proprio catalogo del Museo, sono a disposizione depliant gratuiti).

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Il grande pannello con le vele della flotta di Classis all’ingresso (Foto Perceval Archeostoria)

Una volta entrati nelle sale del Museo, ecco iniziare il “racconto” vero e proprio della storia cittadina, concepito come in continuo dialogo con l’architettura recuperata del vecchio Zuccherificio, che rimane sempre visibile.  A condurre il visitatore per mano attraverso i tanti secoli di vita della città è una “linea del tempo” rossa,  come un fil rouge appunto, che segnala le date principali e una serie di banner con le gigantografie dei personaggi (Teodorico, ma non solo….) che hanno scritto la storia di Ravenna (sotto).

I reperti archeologici sono inseriti in appositi espositori disposti cronologicamente – dall’età preromana al basso Medioevo con la fine di Classe – lungo le gallerie del percorso, intervallati da vetrate e altri apparati grafici, visivi e sonori. Difficile, non essendo terminato l’allestimento, giudicarne appieno l’efficacia, ma di certo la proposta pare vivace e interessante: sicuramente in grado di “arrivare” al pubblico, e probabilmente anche di coinvolgerlo emotivamente.

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Una delle vetrine dedicate ai commerci (Foto Perceval Archeostoria)

Spazi particolarmente ampi sono dedicati, come un focus, a temi ritenuti cruciali  come ad esempio la navigazione e i commerci, e affrontati  in una sezione dedicata al loro approfondimento.  Completano l’allestimento numerosi plastici ricostruttivi, a volte collegati a proiezioni di immagini, e pannelli che ricostruiscono anche l’aspetto delle genti che, via via, hanno partecipato a comporre l’identità cittadina: etruschi, romani, goti, longobardi, bizantini.

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(Foto Perceval Archeostoria)

La prima impressione che abbiamo avuto del Museo è, nel complesso, abbastanza positiva (anche se abbiamo qualche perplessità su alcuni dei disegni ricostruttivi, ma ci riserviamo di ragionarci con calma). Speriamo a ogni modo di poter riassaporare il percorso definitivo e allestito in modo completo, magari quando sarà in piena attività.  Una cosa comunque è certa: per Ravenna l’apertura di “Classis Ravenna” è un traguardo importante. E le premesse per dare un contributo “pesante” alla rilettura della storia cittadina, e soprattutto alla sua divulgazione al pubblico non specialista, sembrano esserci tutte.

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Vi lasciamo con i nostri video girati durante l’anteprima stampa.

 

 

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