Inaugurato a Noceto (Parma) il Museo della Vasca votiva, straordinaria testimonianza dell’Età del Bronzo. Scoperta nel 2005, la vasca di legno custodiva al suo interno un gran numero di oggetti tra cui vasi, ceramiche e resti di aratri, deposti dagli abitanti della terramara come offerta alle divinità.
di Redazione

Una grande vasca votiva dell’Età del Bronzo, colma di acqua di offerte votive tra cui vasi, ossa di animali, rami, frutti, cesti, figurine in terracotta e vari aratri di legno, era stata ritrovata nella primavera del 2005 alla periferia sud di Noceto, nel Parmense, in occasione di lavori edili lungo il fianco della collina nota come “la Torretta”. Il ritrovamento era apparso immediatamente di grande importanza in quanto unico per dimensioni, complessità strutturale, reperti contenuti e significato. La vasca – costruita ai margini di un’antichissima terramara oggi non più esistente a causa delle estrazioni di “marna” effettuate nell’Ottocento – rappresenta infatti un monumento senza confronti fra le strutture lignee datate a questo periodo, ed è inoltre uno dei più antichi e meglio conservati luoghi di culto d’Europa. Un gioiello che diventa, ora, fruibile anche al pubblico grazie all’inaugurazione, avvenuta l’8 ottobre 2021, del “Museo della Vasca Votiva di Noceto”: un traguardo che giunge dopo 15 anni di scavo, restauro e ripristino delle strutture, in un percorso reso possibile dalla collaborazione tra il Comune di Noceto, il Ministero della Cultura e l’Università degli Studi di Milano (gli scavi sono stati condotti dal gruppo di ricerca in Geoarcheologia del Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio”, allora diretto dal Prof. Mauro Cremaschi e ora del Prof. Andrea Zerboni) e grazie anche ai finanziamenti della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione Cariparma.
Il percorso museale e l’organizzazione degli spazi offrono al visitatore un’esperienza immersiva, multisensoriale e multimediale che rende possibile apprezzare appieno la suggestione della Vasca votiva – elemento centrale del museo – insieme alla complessità di oggetti che custodiva. Il visitatore viene inoltre proiettato idealmente nel contesto della cultura terramaricola che caratterizzava, circa 3500 anni fa, la Pianura Padana e la cui storia viene raccontata attraverso testi, immagini, ricostruzioni, video e dispositivi interattivi.

Le terramare e la Pianura
La vasca lignea era originariamente ubicata al margine della “terramara” di Noceto, che fu distrutta nel XIX secolo dalle cave di “terra fertile”. Di essa resta solo la forma del terrazzo su cui si trovava, tagliato da un fossato a monte e limitato a valle da un corso d’acqua, forse usato come fossato. I pochi materiali rinvenuti la datano tra Bronzo medio e Bronzo recente (XIV-XIII secolo a.C.). Chiamiamo “terramare” gli abitati che occuparono capillarmente la parte centrale della pianura padana fra il XVI e il XII secolo a.C., nella piena età del Bronzo. Sono villaggi vasti da uno a parecchi ettari, che erano delimitati da palizzate lignee, terrapieni e fossati, entro i quali le abitazioni erano disposte in allineamenti regolari. Le continue ricostruzioni degli edifici di legno, susseguitesi nell’arco di oltre quattro secoli, formarono potenti stratificazioni, che diedero a questi siti l’aspetto di dossi artificiali. Le terramare sono l’espressione di una civiltà in possesso di un buon livello tecnologico, una florida economia e una organizzazione sociale di tipo tribale, che le consentirono di raggiungere, negli oltre quattro secoli della sua durata, un livello di sviluppo tra i più elevati in Europa. Ad essa tra l’altro si devono le prime marcate trasformazioni del territorio, costituite da massicci disboscamenti e dalle prime regimazioni idrauliche, in vista della costruzione dei villaggi e della creazione di coltivazioni di cereali e di estesi pascoli per gli ovini e i bovini. La maggior parte dei dati noti sulle terramare riguarda gli aspetti economici, tecnologici e organizzativi. Meno bene conosciamo la spiritualità di questo popolo, che tuttavia sembra rivolgersi soprattutto al sole – incarnazione di un’entità superiore – oltre che alle acque e alle vette montane. Figurine animali o umane e vasetti in miniatura sono invece interpretati come testimonianza di rituali domestici. La vasca di Noceto rappresenta un documento unico non solo perché la sua struttura è senza confronti in Europa per dimensioni e complessità, ma anche perché costituisce un tipo di testimonianza rituale finora non attestato.

Una straordinaria vasca votiva
La vasca di Noceto rivela un’accurata progettazione, approfondite nozioni di ingegneria, geotecnica e silvicoltura, una raffinata carpenteria, grandi capacità organizzative ed un ingente investimento di lavoro e risorse. Per la sua realizzazione fu scavata una cavità di 20 x 14 metri e profonda oltre 4, entro la quale fu costruita la vasca, ampia 12 x 7 m. Il perimetro fu rivestito di assi messe di taglio, fermate da 24 pali verticali alti più di 3 m, posti a distanze regolari. I pali furono poi bloccati alla base e alla sommità da lunghissime travi orizzontali poste in un reticolo ortogonale e da due in diagonale. L’intera vasca era inserita all’interno di una più grande struttura lignea, mai entrata in uso per il crollo delle pareti.

I sedimenti che colmano la vasca dimostrano che essa è sempre stata colma d’acqua: questo fatto, insieme alla natura impermeabile del terreno argilloso, è la causa della conservazione della struttura e degli oggetti lignei. Resta da spiegare come la vasca, che ha una capacità di oltre 1500 mc, sia stata riempita d’acqua e alimentata per almeno cento anni, tanto più che essa si trova in una zona rilevata, dove l’acqua non può affluire per gravità.
Tra il materiale rinvenuto all’interno vi sono oltre 100 vasi interi o ricomponibili, databili tra la fine del XV e la fine del XIV secolo a.C. (fase avanzata del Bronzo medio). La loro posizione, con l’imboccatura in alto, indica che non sono stati gettati, ma accuratamente deposti: è questo il principale indizio per attribuire una funzione rituale alla vasca di Noceto. Vi sono inoltre molti altri oggetti, tra cui vasetti miniaturistici, figurine di animali e una, assai stilizzata, probabilmente umana. Particolare interesse hanno i manufatti di legno e di altri materiali deperibili, il cui rinvenimento nei siti archeologici è possibile solo in condizioni anaerobiche.

Tra questi, manici di asce, pale, cestini, cunei, aste e soprattutto cinque aratri, del tipo fatto in un solo pezzo di quercia. Si tratta degli stessi tipi di oggetti in uso negli abitati, ma la loro presenza entro la vasca non può essere ricollegata a ragioni pratiche. Anche rami e frutti vi sono stati intenzionalmente portati, poiché l’area circostante la vasca era disboscata e coperta da prati alternati a modeste aree coltivate. L’interpretazione più convincente è, dunque che la vasca di Noceto fosse un bacino d’acqua artificiale in cui oggetti d’uso quotidiano venivano deposti quali offerte rituali. Il suo uso si è protratto per circa un secolo, finché i diversi manufatti e il terreno scivolato dai bordi esterni l’hanno riempita e prosciugata.

Quanto alla datazione, la dendrocronologia (conteggio degli anelli di crescita) rivela che le querce impiegate per le assi sono state abbattute tra 1440 e 1425 circa a.C.; i vasi si datano tra 1430/ 1400 a.C. e 1325/1300 a.C.; il carbonio 14 colloca alcuni campioni vegetali rinvenuti nei livelli di riempimento più recenti tra 1362 e 1292 a.C. Questi ultimi rendono la vasca di Noceto uno straordinario archivio per lo studio della vegetazione dell’Età del Bronzo grazie ai pollini e ai macroresti vegetali che si sono conservati, i quali rivelano un paesaggio di pascoli cespugliati e coltivi.
Alla vasca è dedicato un importante volume monografico curato da Maria Bernabò Brea e Mauro Cremaschi: “Acqua e civiltà nelle terramare. La Vasca Votiva di Noceto”, pubblicato nel 2009 da Skira. Al ritrovamento sono stati dedicati anche alcuni articoli scientifici, tra cui il recente (giugno 2021) contributo sulla prestigiosa rivista PLOS ONE inerente la datazione della Vasca Votiva e alle implicazioni archeologiche legate alla sua realizzazione.
Essendo impossibile la conservazione nel luogo del ritrovamento, la struttura e i reperti contenuti sono stati asportati e sottoposti a un lungo trattamento conservativo. Una volta terminati, sono iniziati i lavori di allestimento del Museo che ora viene aperto al pubblico: al suo interno si possono osservare centinaia di reperti (dai vasi ai manufatti lignei, in fibra vegetale, ossa animali) e, infine, l’intera vasca ricostruita. Il percorso è arricchito da slide, pannelli, filmati, touch screen che illustrano il contesto culturale, le caratteristiche e il significato rituale della vasca, così come dell’itinerario che ha portato alla sua musealizzazione.

L’intervento è frutto di una collaborazione tra Ministero della Cultura, Università degli Studi di Milano e Comune di Noceto ed è stato realizzato con finanziamenti del Ministero, della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione Cariparma.
Il programma del weekend inaugurale del Museo della Vasca Votiva di Noceto prosegue sabato 9 e domenica 10 ottobre con l’apertura del Museo in orario 10-13 e 14-18, con ingresso gratuito per i residenti del Comune di Noceto e visite guidate gratuite alle ore 11.00, 15.00, 17.00. PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: info@vascavotivadinoceto.it, tel. 340 1939057. Per ulteriori informazioni si può visitare il sito: vascavotivadinoceto.it.
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