Sabato 4 febbraio 2023, dalle 10 alle 13, il Museo Archeologico Nazionale di Verona ospita l’incontro di studi “Veneti ed Etruschi. Un confine invisibile” dedicato al sito della Colombara di Gazzo Veronese, oggetto di un volume monografico da poco edito a cura di Luciano Salzani e Marisa Morelato.
Sabato 4 febbraio 2023, dalle 10 alle 13, il Museo Archeologico Nazionale di Verona (stradone San Tomaso, 3) ospita l’incontro di studi “Veneti ed Etruschi. Un confine invisibile” dedicato al sito della Colombara di Gazzo Veronese, oggetto di un volume monografico da poco edito a cura di Luciano Salzani e Marisa Morelato. Nell’allestimento del Museo Archeologico Nazionale di Verona i rinvenimenti da Gazzo Veronese occupano un posto importante, poiché questo centro aveva un ruolo di particolare rilievo nel territorio veronese nell’età del Ferro.

Nell’incontro di studi, con l’ausilio dei maggiori esperti del Veneto dell’età del Ferro si racconterà l’importanza della grande necropoli della Colombara (oltre 190 tombe), utilizzata dal X al V secolo a.C. e afferente ad un insediamento veneto che sorgeva in loc. Coazze. Gli splendidi oggetti deposti nelle sepolture illustrano bene la ricchezza e complessità di questo centro al confine tra il mondo veneto e quello etrusco: da un lato materiali dai caratteri pienamente veneti, con strette affinità con quelli di Este; dall’altro manufatti originali, di fattura locale, che si differenziano dall’artigianato tipico veneto; infine oggetti del vicino mondo etrusco, come l’ascia bipenne e le statue di pietra. Interverranno anche gli antropologi che hanno studiato le inumazioni e cremazioni della necropoli, che esporranno i risultati delle analisi sui resti dei defunti e ciò che si è potuto apprendere sul rituale funerario.
La partecipazione all’evento è gratuita. Non è necessaria la prenotazione (per informazioni: 346 5033652, museovr@archeologica.it)

La necropoli della Colombara, 190 tombe con importanti corredi
Le prime segnalazioni sull’esistenza di una necropoli in località Colombara, una corte agricola posta poco a sud dell’attuale abitato di Gazzo Veronese, risalgono agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso. Nei decenni successivi tutta la zona fu interessata da importanti e radicali lavori di sistemazione agraria, che portarono alla distruzione di numerose sepolture; altre tombe vennero depredate da ricercatori non autorizzati. Il parroco del paese riuscì a recuperare alcuni oggetti dalle tombe distrutte e diede inizio ad una piccola raccolta archeologica locale; la sua opera fu poi proseguita dal Gruppo Archeologico di Gazzo Veronese. Solo dal 1980 l’allora Soprintendenza Archeologica del Veneto poté intervenire con un’efficace azione di tutela e con alcuni sondaggi di scavo di limitata estensione e nel 1999 venne fatto uno scavo in estensione che portò al recupero di 190 tombe.

Il sepolcreto della Colombara fa parte di un’ampia necropoli orientale formata da diversi gruppi di tombe e separata dell’abitato protostorico di Coazze tramite il corso del fiume Tartaro. A sud il corso del fiume Tione separa l’abitato dalla necropoli meridionale, anch’essa costituita da vari gruppi sepolcrali. L’arco cronologico dell’utilizzo della necropoli della Colombara, che va dal X al V secolo a.C., è stato suddiviso in alcune ampie fasi. La fase più antica (X-IX secolo a.C.) è documentata da un numeroso gruppo di tombe a cremazione con le ossa combuste poste all’interno di un’urna oppure sparse nella fossa. L’aspetto culturale di materiali di questa fase ha forti legami di continuità con la facies protoveneta della fine dell’età del Bronzo. Nella seconda fase (VIII secolo a.C.) la necropoli assume caratteri pienamente veneti che dimostrano strette affinità con i materiali di Este. Il polo di Gazzo Veronese va assumendo il ruolo di centro periferico dei Veneti a controllo dell’importante direttrice fluviale del Tartaro e Mincio. Questo ruolo avrà poi maggiore importanza nelle fasi successive quando nella vicina pianura mantovana si insedieranno gli Etruschi. In questo quadro è molto significativo il rinvenimento di una lunga spada con fodero, un vero e proprio status symbol del capo guerriero della comunità.
Nelle due fasi successive (VII-V secolo a.C.) le tombe della necropoli presentano un buon livello di ricchezza nei corredi, sempre con sostanziali affinità con Este, ma manifestando anche alcuni caratteri locali di differenziazione, che sono stati definiti “stile Garolda-Coazze”. I rapporti ad ampio raggio, soprattutto con gli Etruschi, sono esplicitati in particolare dal rinvenimento di una tomba con il corredo di un’ascia bipenne e da quello di un gruppo di statue di pietra. Durante le varie fasi tra le tombe a cremazione si trovano poche tombe ad inumazione, prive di corredo e spesso con defunti deposti in posizioni anomale; forse stano a dimostrare la presenza di individui di un livello sociale inferiore. Il ciclo di utilizzo della necropoli della Colombara si chiude nel V secolo a.C., però i vicini sepolcreti di Dosso del Pol e di Cassinate stanno a dimostrare una continuità di esistenza del centro protostorico di Gazzo Veronese anche nei secoli successivi fino agli inizi delle invasioni celtiche. (tratto da Luciano Salzani, Marisa Morelato, I Veneti antichi a Gazzo Veronese. La necropoli della Colombara, SAP, 2022).
Per approfondimenti:
- Luciano Salzani, Marisa Morelato, I Veneti antichi a Gazzo Veronese. La necropoli della Colombara, SAP, 2022
- Venetkens. Viaggio nella terra dei veneti antichi. (Catalogo della mostra, Padova 6 aprile-17 novembre 2013), a cura di D. Banzato, F. Veronese, Marsilio, 2013.
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