Il Parco archeologico della Terramara di Montale, nel Modenese, compie vent’anni e per l’occasione si veste a festa proponendo al pubblico nuove emozionanti installazioni per rievocare l’età del bronzo, esperienze di archeologia sperimentale riunite in un festival, degustazioni di panini gourmet e altre sorprese. Inaugurato nell’aprile 2004 come settore “open air” del Museo Civico di Modena, il Parco archeologico è dedicato alle terramare, gli abitati che si svilupparono nell’età del bronzo, tra il 1650 e il 1150 a.C., nella parte centrale della pianura padana e che ne costituiscono un aspetto identitario. Grazie anche alla ricostruzione a grandezza naturale di una parte del villaggio, basata sui dati emersi dagli scavi archeologici con fortificazioni, impianti produttivi, abitazioni, l’esperienza di visita al Parco si trasforma in una profonda immersione nel mondo di 3.500 anni fa.

  1. Nuova identità visiva e parco più “accessibile”
  2. Le terramare, civiltà fiorenti misteriosamente “scomparse”
  3. Dalla scoperta a oggi, un punto di riferimento per il territorio
  4. Nuova identità visiva e parco più “accessibile”
  5. In vent’anni 300mila visitatori
  6. Membro della rete Exarc, partecipa a progetti sostenuti dall’Unione
  7. Terramara, il programma del Ventennale

Nuova identità visiva e parco più “accessibile”

In occasione dei vent’anni, il Parco, che riapre per Pasqua dopo la chiusura invernale, si presenta al pubblico con una nuova identità visiva e si rinnova diventando ancora più accessibile con una maggiore attenzione per i visitatori con ridotte capacità motorie, sensoriali e cognitive, grazie al progetto “Open air & open use” presentato dal Comune di Modena e finanziato con 315 mila euro dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Portone monumentale d’ingresso al Parco della Terramara di Montale
Archivio fotografico Museo Civico di Modena • CC BY-SA 3.0

Il nuovo progetto del Parco e il programma delle celebrazioni per il ventennale sono stati presentati questa mattina, 26 marzo, alla Terramara in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Andrea Bortolamasi, assessore alla Cultura del Comune di Modena; Massimo Paradisi, sindaco di Castelnuovo; Vanessa Poli, archeologa, Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Bologna; Andrea Cardarelli, presidente Istituto italiano preistoria e protostoria e docente a Sapienza; Matilda Siebrecht, presidente di Exarc; Francesca Piccinini e Cristiana Zanasi, Museo Civico di Modena e Parco della Terramara.

Foto di gruppo dei relatori alla presentazione del ventennale (Foto: Comune di Modena)

“Il Parco diventa sempre più accessibile per tutti e tutte – ha dichiarato l’assessore Bortolamasi – e, con vent’anni di ricerca, divulgazione e formazione, rimane un luogo simbolo del nostro territorio. Il nostro impegno è continuare a investire per avere un luogo di cultura sempre più inclusivo ed accessibile”.

Il Parco è stato realizzato in un’area attigua al luogo dove sorgeva l’abitato dell’età del bronzo grazie a risorse europee e all’impegno congiunto dei Comuni di Modena e Castelnuovo Rangone e alle risorse europee utilizzate per la prima volta per sostenere investimenti comunali. “Da vent’anni – commenta il sindaco Paradisi – per noi è un onore ospitare sul territorio comunale questo parco che nasce dalla grande collaborazione con la rete del Museo Civico e il Comune di Modena. Le migliaia di visite svolte in questi anni di attività sono, più di ogni altra parola, la testimonianza di quanto questo luogo sia un vero e inestimabile patrimonio collettivo, non solo a livello provinciale ma anche italiano ed europeo”.


Le terramare, civiltà fiorenti misteriosamente “scomparse”

Nei primi decenni dell’Ottocento il nome “terramare” era utilizzato per indicare cave di terriccio organico scavate entro basse collinette, frequenti a quei tempi nel paesaggio della pianura padana. Le collinette non avevano un’origine naturale e il terreno che le costituiva, venduto per concimare i campi, era ricco di resti archeologici. Per lungo tempo questi resti furono attribuiti ad abitati o necropoli di età romana o celtica.

Ricostruzione grafica della Terramara di Montale (Modena), disegno di Riccardo Merlo (Wikimedia Commons)

Solo dopo il 1860, quando in Italia cominciarono ad intensificarsi le ricerche scientifiche di preistoria, ci si rese conto che la vera origine di queste collinette era attribuibile a villaggi dell’età del bronzo e da allora il termine terramara fu utilizzato dagli archeologi per indicare questi abitati.

Oggetti e ornamenti in corno di cervo dalla Terramara di Montale, Museo Civico di Modena
Paolo Terzi • CC BY-SA 3.0

Grazie ai numerosi scavi le terramare divennero famose in tutta Europa e i loro resti andarono ad arricchire i musei della regione. Gli scavi effettuati negli ultimi vent’anni hanno dimostrato che le terramare erano villaggi fortificati databili fra l’età del bronzo media e recente (ca. 1650 – 1170 a.C.), circondati da un terrapieno e da un fossato.
La dimensione di questi abitati variava: da 1-2 ettari nelle fasi più antiche fino a 20 ettari nelle fasi più avanzate. Le case, disposte all’interno del villaggio secondo un modulo ortogonale, erano frequentemente costruite su impalcati aerei come le palafitte, sebbene diversamente da queste non sorgessero in aree lacustri o fluviali. Le case erano affiancate e separate da strade molte strette (tra m. 1,5 e m. 2,5).
Strade di dimensioni più grandi dovevano rappresentare le arterie principali del villaggio. Erano poi presenti spazi aperti destinati al ricovero di animali, a depositi o ad aree di riunioni.

I villaggi erano molto frequenti e tutta l’area comprendente la pianura emiliana e le zone di bassa pianura delle province di Cremona, Mantova e Verona era densamente abitata il numero complessivo degli abitanti era molto alto per quel tempo, poteva aggirarsi fra 150.000 e 200.000.

Oggetti in bronzo (rasoio, pugnali, spilloni e teste di spilloni) dalla Terramara di Montale, Museo Civico di Modena. Paolo Terzi • CC BY-SA 3.0

La società era organizzata secondo un modello partecipativo che coinvolgeva tutta la comunità anche se erano attestate già differenze economiche e sociali. Oltre ai capi, i guerrieri rappresentavano l’elite emergente e un certo status privilegiato dovevano avere anche le loro donne. Importante era inoltre il ruolo degli artigiani metallurghi che realizzavano spade, pugnali, lance, spilloni, fibule, rasoi, ma anche attrezzi per l’agricoltura come i falcetti. Nelle fasi più tarde le differenze fra i villaggi dovettero acuirsi e cominciarono a formarsi centri più importanti accanto ad altri che avevano probabilmente una funzione di centri minori. 

Pesi e fusaiole in ceramica dalla Terramara di Montale, Museo Civico di Modena
Paolo Terzi • CC BY-SA 3.0

Attorno al 1200 a.C. il mondo delle terramare entrò in crisi e dopo qualche decennio le terramare scomparvero. Gli archeologi non hanno ancora una risposta per spiegare questo fenomeno ma è possibile che una serie di cause, antropiche e naturali, abbiano determinato la fine del sistema terramaricolo. Tra queste non si può escludere un peggioramento climatico, anche di scarsa entità, che potrebbe aver procurato una crisi dell’economia agricola, base del sostentamento degli abitanti delle terramare. Il cambiamento di clima, tuttavia, non sembra poter essere l’unica causa di un collasso così drastico. La fine delle terramare rappresenta dunque ancora oggi un problema non risolto.

Testo tratto da
www.parcomontale.it/it/il-parco-archeologico/le-terramare


Dalla scoperta a oggi, un punto di riferimento per il territorio

Le vicende del sito archeologico di Montale si intrecciano, fin dal momento della sua scoperta nella seconda metà dell’Ottocento, con la storia del Museo Civico di Modena, fondato nel 1871 per conservare l’ingente mole di materiali archeologici che stavano venendo in luce, soprattutto dalle terramare del Modenese che tuttora rappresentano il nucleo più caratterizzante dell’esposizione archeologica. Nel 1997, il successo di una grande mostra che il Museo dedicò alle terramare evidenziò il bisogno di iniziative che coniugassero scienza e divulgazione per conoscere e apprezzare l’archeologia. Contestualmente il Museo Civico, in accordo con la Soprintendenza, aveva ripreso le indagini nella parte residua della terramara di Montale non interessata dagli scavi e dalle attività di cava ottocentesche. Nasce da questi presupposti l’idea di creare un parco dedicato alle Terramare presso l’area archeologica di Montale sul modello degli open-air museums del centro-nord Europa, fondati sui criteri della living history con la riproposizione di strutture abitative, attività produttive e artigianali del passato.

L’interno delle case riscostruite al Parco archeologico di Montale in una giornata dedicata alla rievocazione in costume (Foto: Parco Archeologico della Terramara di Montale / Comune di Modena)

Il risultato immediatamente percepibile è quello di un dialogo fra area archeologica, come testimonianza tangibile di una ricerca, e museo all’aperto, come punto di arrivo di quella stessa ricerca. È a partire da questa chiave di lettura che è stata costruita l’offerta culturale per pubblico e scuole con l’obiettivo di rendere disponibili i metodi della ricerca storico-archeologica e di soddisfare i bisogni della fruizione pubblica intesa non solo come attività ricreativa e del tempo libero, ma soprattutto come opportunità di conoscenza del territorio dal punto di vista storico e ambientale.

Nuova identità visiva e parco più “accessibile”

Nato vent’anni fa già in un’ottica di inclusività e di accessibilità, il Parco archeologico della Terramara si appresta a rinnovare spazi espositivi e didattici e l’identità visiva che accompagnerà la comunicazione grazie al progetto elaborato dal Museo Civico, nell’ambito del programma Next Generation Modena, che offre l’occasione di migliorare l’esperienza di visita per tutte le categorie di pubblico.

Intitolato “Open air & open use”, il progetto è finanziato con 315 mila euro dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell’ambito della Missione 1 che prevede risorse per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive per l’accesso ai musei e ai luoghi della cultura.

Le ricostruzioni di due case del villaggio dell’eta del bronzo al Parco della Terramara di Montale (Foto: Parco Archeologico della Terramara di Montale / Comune di Modena)

In una realtà museale che ha il suo punto di forza nel dialogo fra un’area archeologica e le ricostruzioni a grandezza naturale di abitazioni, fortificazioni e impianti produttivi basate sui dati emersi dagli scavi, la sfida per innovare l’offerta culturale è coniugare reale e virtuale attraverso tecnologie digitali che consentano di ampliare la dimensione cognitiva ed emotiva.

Con questo obiettivo, un’innovativa video installazione nell’area archeologica del Parco consentirà di percepire con immediatezza la relazione fra resti archeologici e ricostruzioni, traducendo in un’esperienza immersiva il percorso della ricerca scientifica condotta nel sito di Montale. Una narrazione fra passato, presente e futuro che farà virtualmente riemergere dal terreno il villaggio di 3.500 anni fa a partire dagli straordinari resti messi in luce dallo scavo archeologico.

Per favorire l’inclusività e la fruibilità, il progetto intende ampliare l’accessibilità all’area archeologica e più in generale ai contenuti, a integrazione dell’intera visita al Parco di Montale, proponendo strumenti rivolti ai diversi pubblici, pensati per un uso flessibile, multisensoriale e non esclusivo da parte di una determinata categoria.

Lo stesso approccio costituirà la chiave di lettura di un nuovo spazio espositivo dedicato alla valorizzazione delle ricerche sulla necropoli della vicina terramara di Casinalbo, per affiancare alla conoscenza della vita delle terramare anche quella della ritualità funeraria.

(Foto: Parco Archeologico della Terramara di Montale / Comune di Modena)

Una particolare attenzione sarà dedicata alle scuole, soprattutto primarie, che fin dal 2004 hanno identificato nel Parco un punto di riferimento per la conoscenza della preistoria. Con circa 200 mila presenze fra comune, provincia, regione e fuori regione, nell’arco di questi vent’anni hanno dimostrato di apprezzare un percorso che ha l’obiettivo di far sperimentare la ricerca che ha portato dagli scavi alle ricostruzioni Grazie alla concessione e alla completa ristrutturazione di nuovi ambienti vicini al Parco da parte del Comune di Castelnuovo, le scuole potranno sviluppare l’esperienza in spazi laboratoriali a misura di bambino, accessibili anche a tutte le tipologie di disabilità, dotati di strumenti multimediali e polifunzionali.

Completamente nuovo anche il logo che, pur mantenendo il richiamo all’iconico spillone in bronzo rinvenuto negli scavi archeologici, ne rielabora una sintesi contemporanea che dialoga con il logo del Museo Civico, rinnovato a sua volta in occasione del 150° dalla fondazione (nel 2021). La nuova identità visiva, all’insegna dell’accessibilità, troverà concreta realizzazione in tutti gli strumenti di comunicazione, dal sito alla segnaletica nell’ambito di un work in progress affidato alla ditta Weberia, che viene avviato a partire dalla comunicazione del ventennale: un inedito accostamento fra intelligenza artigianale e intelligenza artificiale che fa emergere con forza la contemporaneità del passato.

In vent’anni 300mila visitatori

Aperto per l’intero anno scolastico e nelle giornate festive di primavera e autunno, il Parco ha raggiunto la quota delle 300 mila presenze a dimostrazione di una continuità di interesse da parte del pubblico e delle scuole.

Nel tempo, inoltre, il Parco è diventato anche un punto di riferimento per studiosi e ricercatori universitari e ha creato opportunità lavorative per giovani laureati e laureandi nelle discipline archeologiche e storiche che hanno partecipato alle campagne di scavo e alle ricostruzioni e hanno guidato visite e dimostrazioni. Importante anche la relazione con altre esperienze museali europee garantita dalla partecipazione a progetti europei e alla rete di Exarc.

Visita interattiva all’interno delle case ricostruite al Parco della Terramara di Montale (Foto: Parco Archeologico della Terramara di Montale / Comune di Modena)

Oltre alle visite guidate, il Parco propone un approccio all’archeologia esperienziale, coinvolgente e partecipativo e sono ormai giunte a quaranta le diverse dimostrazioni proposte al pubblico – dalla fusione del bronzo alla tessitura, dalla ceramica alla costruzione delle abitazioni – e oltre 35 le tipologie dei laboratori per i bambini. Il punto di forza ed elemento attrattivo nelle visite rivolte al pubblico sono le dimostrazioni di archeologia sperimentale e di antiche tecniche artigianali che accompagnano ogni visita. La sperimentazione e l’utilizzo di tecniche costruttive e produttive nel corso delle ricostruzioni del museo all’aperto, grazie alla presenza di specialisti italiani ed europei, ha permesso di riproporle durante le giornate di apertura al pubblico.

Alle scuole è dedicato un itinerario didattico che anziché fare leva esclusivamente sulla dimensione emotiva favorita dalle ricostruzioni a grandezza naturale, racconta il Parco coinvolgendo bambini e ragazzi nella procedura seguita dagli archeologi, dallo scavo alle repliche. È così che gli studenti, guidati dagli operatori, sperimentano lo scavo stratigrafico e l’interpretazione di contesti e reperti, con l’obiettivo di percepire le ricostruzioni come un risultato raggiungibile solo attraverso la ricerca.

Il carattere di work in progress del Parco è garantito da un programma che si rinnova con il progredire degli scavi e delle ricerche: alle dimostrazioni si aggiungono infatti approfondimenti tematici su aspetti dell’economia produttiva, nuovi dati archeobotanici, archeozoologici e antropologici in forma di presentazione interattiva.

Il Parco è aperto da aprile a giugno e da settembre a novembre, tutte le domeniche e i festivi, con visite guidate e laboratori. Il calendario dettagliato è sul sito (www.parcomontale.it).

Membro della rete Exarc, partecipa a progetti sostenuti dall’Unione

(Foto: Parco Archeologico della Terramara di Montale / Comune di Modena)

Nei secoli centrali del secondo millennio a.C. nel Mediterraneo orientale si erano già da tempo formate civiltà e imperi come quello egizio o quello hittita. In Grecia e nelle isole dell’Egeo la civiltà micenea aveva raggiunto il suo apice e gli echi di quei tempi eroici ci sono giunti attraverso le gesta raccontate da Omero nei suoi poemi. Anche se nessun cantore antico ci ha tramandato le storie degli antichi popoli europei dell’età del bronzo, i rinvenimenti archeologici ci svelano che anche nell’Europa dei villaggi esistevano società a base eroica e guerriera, capaci di raffinate produzioni artigianali. I caratteri di queste società hanno molti elementi in comune ed evidenziano una sostanziale unità culturale, forse la più antica del continente europeo. Di questo mondo le terramare, a cavallo fra Mediterraneo ed Europa centrale, rappresentano uno degli aspetti archeologici più significativi per comprendere la storia del nostro continente nel secondo millennio a.C.

Nel 1871 gli studiosi di tutta Europa, riuniti a Bologna nel Congresso internazionale di Antropologia e Archeologia preistoriche, visitano gli scavi della terramara di Montale accompagnati da Carlo Boni. Nel 1996, quando vengono riprese le indagini archeologiche a Montale, è la volta della visita degli studiosi di tutto il mondo riuniti nel XIII Congresso Internazionale di scienze preistoriche e protostoriche, accompagnati da Andrea Cardarelli.

Decorazione di una forma ceramica delle terramare nel corso di attività di archeologia sperimentale, Parco della Terramara di Montale. Museo Civico di Modena • CC BY-SA 3.0

Dopo queste premesse, la Terramara di Montale ha proseguito il dialogo con l’Europa ed è proprio il progetto di parco archeologico che mette il sito in contatto diretto con le esperienze europee. Il modello di riferimento era infatti quello degli open-air museums del centro-nord Europa, fondati sui criteri della living history con la riproposizione di strutture abitative, attività produttive e artigianali del passato.

Fin dal 2004, anno della fondazione, il Parco è membro di Exarc, una rete europea affiliata Icom (International Council of Museums) con l’obiettivo di sviluppare una sempre maggiore qualità della ricerca scientifica e della divulgazione. Attualmente presieduta da Matilda Siebrecht, riunisce 145 parchi archeologici e 287 professionisti che condividono esperienze di sperimentazione a partire dalle fonti archeologiche.

La dimensione europea caratterizza il Parco fin dalla sua progettazione attraverso la partecipazione a tre progetti supportati dall’Unione Europea. Il primo ha ottenuto nel 1998 il sostegno della Commissione Europea nell’ambito di un programma triennale di cooperazione denominato “Archaeolive” che ha messo a confronto il Parco di Montale con due esperienze affini avviate nello stesso periodo dal Pfahlbaumuseum di Unteruhldingen sul lago di Costanza e dal Naturhistorisches Museum di Vienna con il sito di Hallstatt. La collaborazione con l’Europa è proseguita con altri due progetti: liveARCH fra il 2007 e il 2009 e Open Arch fra il 2011 e il 2015.

Terramara, il programma del Ventennale

Quest’anno, in occasione dei festeggiamenti per il ventennale, la stagione primaverile del Parco archeologico della Terramara si arricchisce di eventi davvero speciali. Nel giorno di Pasqua, domenica 31 marzo, il Parco apre al pubblico la stagione primaverile che prosegue fino al 9 giugno, con aperture, come di consueto, la domenica e i giorni festivi.

La celebrazione del ventesimo compleanno si concentra in occasione del ponte del 25 aprile. Proprio quel giorno le due abitazioni ricostruite si rinnovano con un percorso sonoro (progettato dallo studio Delumen) che trasforma la visita in una vera e propria esperienza sensoriale. “Che rumore fa una terramara?” I visitatori lo scopriranno entrando nelle case e ascoltando i rumori prodotti dalle attività dei loro abitanti e quelli dell’ambiente circostante.

Nel weekend di sabato 27 e domenica 28 aprile, partner italiani e europei si riuniranno a Montale per una due giorni dedicata all’archeologia sperimentale. Il Parco festeggia i suoi primi vent’anni con dimostrazioni e laboratori a cura di tutti coloro che in questo periodo ne hanno condiviso il percorso, attraverso confronti, collaborazioni, scambi di esperienze.

Tornerà la coppia dei Binggeli, gli straordinari archeometallurghi svizzeri che, oltre a essere autori di molte repliche in bronzo presenti nelle case ricostruite, hanno trasmesso agli operatori del Parco il know how necessario per proseguire e implementare le sperimentazioni. Sarà presente anche Tiziana Aste (un’altra formatrice importante per lo staff) che studia da anni le tecniche di tessitura su telai antichi. Parteciperà l’Università di Exeter, partner del Parco in diversi progetti internazionali, con tre ricercatrici esperte in tecniche di intrecci, filati e lavorazione del cuoio. Presenti anche i parchi archeologici dell’Italia centro-nord, da Travo al Parco della Val Senales dedicato a Oetzi, da Fiavè al Livelet, da Bovolone a Cetona, per coprire tutti gli aspetti delle produzioni dell’età del bronzo, con qualche incursione nei periodi precedenti. E ancora, ricercatori delle Università di Bologna e di Modena e Reggio Emilia e tanti archeotecnici per mettere in scena e far sperimentare ai bambini la realizzazione di frecce, la modellazione e cottura di forme ceramiche, la preparazione di alimenti, la tintura dei tessuti, la produzione di vetro e ambra.

Nelle giornate del 25, 27, 28 aprile e 1° maggio l’ingresso è ridotto a 3 € per tutti (gratuito fino a 5 e oltre 65 anni).

Il calendario dettagliato delle iniziative è consultabile sul sito www.parcomontale.it

Fonte: Comune di Modena

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