Il ritrovamento, avvenuto durante le attività di archeologia preventiva per la realizzazione di una condotta idrica, riguarda una cinquantina di tombe del VI-VII secolo d.C. alcune delle quali con corredo.
di Elena Percivaldi
Foto: ©Sapab VR RV VI
Nuove scoperte di epoca longobarda in Veneto. A Monticello di Fara, località sita nel comune di Sarego (Vicenza), tra settembre e dicembre è tornata alla luce un’estesa necropoli di età longobarda connessa ad un luogo di culto. Il ritrovamento è stato effettuato, rende noto la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, durante le attività di archeologia preventiva per la realizzazione della nuova condotta di adduzione primaria Montecchio Maggiore-Brendola-Lonigo, finalizzata a sostituire le fonti idriche contaminate da PFAS.
Durante gli scavi, diretti dalla dott.ssa Claudia Cenci ed effettuati da Petra Soc. Coop., sono state indagate oltre 50 tombe databili tra la fine del VI e la metà del VII secolo d.C. Tutte erano collocate intorno ai resti di opere murarie pertinenti a un edificio di culto altomedievale secondo un modello funerario ritenuto, si legge nella nota diffusa dalla Soprintendenza, “di straordinario interesse”.

Tra i corredi funerari, particolarmente degno di nota è quello restituito da una tomba maschile di alto rango, composto da scudo da parata, lancia, spatha, fibbie di cintura, frecce e speroni.

In un altro settore dello scavo è stata esplorata una fornace per mattoni che testimonia la preesistenza nella zona di un insediamento produttivo di età romana, databile alla fine del I secolo d.C.

L’importante scoperta è stata resa possibile dalla piena sinergia tra la Soprintendenza e la Società “Veneto Acque” della Regione Veneto e rappresenta – continua la nota della stessa Soprintendenza – “una testimonianza fondamentale e del tutto inedita per la ricostruzione delle dinamiche storiche del territorio vicentino tra l’età romana e quella longobarda”.

Fondamentale sarà il restauro e l’analisi dei reperti ritrovati per garantire la loro conservazione e pubblica fruizione.
Fonte: Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
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