Courtesy Fondazione Musei Civici Venezia. Photo Elisa Chesini (come la foto in apertura)

Il dipinto, gravemente alterato nel tempo, raffigura la Madonna col Bambino, San Giovannino e sei sante e sonnecchiava nei depositi del Museo Correr a Venezia finché non è stato “risvegliato” per essere sottoposto a un lungo e complesso restauro. E proprio durante la ripulitura, ecco la sorpresa: quelle eleganti figure annebbiate dalle patine secolari potrebbero essere state tracciate da una mano davvero “pesante”, quella di uno dei più grandi artisti del Rinascimento, Andrea Mantegna. Non solo l’ideazione di composizione e disegno – come ormai evidente -, ma anche l’esecuzione pittorica del dipinto stesso. Una scoperta, se confermata, davvero eccezionale.

Madonna col Bambino, San Giovannino e sei sante allo stato attuale (Museo Correr, 2023)

L’opera, quasi integralmente recuperata dal restauro, è stata presentata nei giorni scorsi in anteprima. Per risolvere il resto del “mistero” non rimane che attendere il 2024, quando il dipinto sarà protagonista di una serie di iniziative espositive, di ricerca e di confronto, frutto della collaborazione tra la Fondazione Musei Civici Venezia, la Fondazione G.E. Ghirardi Onlus e la Soprintendenza Archeologia e Belle Arti per il Comune di Venezia e Laguna. Eventi di grande respiro, che si svolgeranno tra la Villa Contarini a Piazzola sul Brenta – la città natale del grande pittore – e il Museo Correr di Venezia, la sua futura sede espositiva, oggetto di ampliamento e restyling degli spazi al secondo piano.

Lo stato dell’opera al ritrovamento nel deposito del Museo Correr (2010)

Dai depositi altre “riscoperte” illustri di Vittore Carpaccio

Fondazione Musei Civici di Venezia ha tra i compiti principali, affidatole nel 2008 dal Comune di Venezia, quello di conservare e valorizzare l’immenso patrimonio storico-artistico pertinente agli 11 musei civici. E tra questi c’è anche la parte delle collezioni che, per varie ragioni non esposta ma rimane custodita nei depositi. È qui che il continuo lavoro di studio e restauro condotto da responsabili e conservatori della Fondazione ha spesso fruttato scoperte di notevole interesse, a volte persino eccezionali. Come i casi recenti di ben tre dipinti, presenti nei depositi del Museo Correr e mai considerati per alterate condizioni o errati giudizi del passato, oggi finalmente riconosciuti come autentici capolavori di Vittore Carpaccio.

L’opera dopo la prima pulitura parziale (2012)

Potrebbe essere la stessa felice sorte anche di quest’opera, anch’essa custodita nei depositi del Correr: un piccolo dipinto su tavola, Madonna col Bambino Gesù, San Giovanni Battista fanciullo e sei sante, già appartenuto alla favolosa collezione nel 1830 lasciata alla Città da Teodoro Correr, un gesto che sta all’origine degli odierni Musei Civici. 

Analisi ai rx

La tavola era sofferente e difficile da “leggere”

Il piccolo dipinto su tavola necessitava di un puntuale e importante restauro, dato che il tempo e le successive ridipinture ne impedivano la piena leggibilità e valutazione. Questo finché l’attuale conservatore del Museo non è riuscito a cogliere chiari segni di qualità pittoriche e compositive straordinariamente alte. Così, ne è iniziato lo studio, anche con sofisticate tecnologie, e il restauro. Grazie al sostegno della Fondazione G. E. Ghirardi, che ha “scommesso” sull’opera finanziando il restauro, sta oggi emergendo quello che potrebbe essere un vero tesoro nascosto. Il dato subito emerso è che l’opera, di raffinatissima qualità esecutiva – con i finissimi chiaroscuri accentati con oro zecchino, come nelle più preziose miniature – mostra forte e chiara l’impronta stilistica del Mantegna.

Lo stato dell’opera a pulitura e stuccatura completate (2022-2023)

Un “gemello” della scena sacra di Boston

Soprattutto, la stessa singolare scena sacra tutta “al femminile” è pressoché identica a quella di un dipinto oggi conservato nell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (USA), attribuito al grande pittore e già nelle celebri collezioni mantovane dei Gonzaga, eseguito su loro prestigiosa committenza negli anni finali del Quattrocento.

I conservatori veneziani hanno già avanzato le prime ipotesi sulla base delle indagini radiografiche e riflettografiche: il disegno rilevabile sotto al colore delinea un tracciato coincidente con il dipinto di Boston, specie in alcuni precisissimi punti. Entrambi i dipinti sembrano dunque essere stati realizzati a partire dallo stesso cartone, forato per trasferire a spolvero i punti guida del disegno sulle due tavole. È conseguente ritenere che le due opere siano state realizzate dal medesimo atelier, a breve distanza di tempo se non in contemporanea; l’artista avrebbe dunque creato due dipinti quasi del tutto identici, solo con qualche piccola ma significativa variante di dettaglio e colore.

Il mistero: perché è rimasta incompiuta?

Altro dato essenziale emerso da analisi e restauro – ad aumentare ulteriormente mistero e fascino del dipinto riscoperto – è che si tratta di un’opera incompiuta; ossia, dopo un accuratissimo processo creativo, certo lungo e faticoso, per una incognita ragione il pittore ha abbandonato l’opera ad un passo dal termine.

Ma i misteri non finiscono qui: le domande aperte sono chi ne fu il committente o, più verosimilmente, “la” committente (forse una illustre dama Gonzaga), per quale contingente motivo avrebbe richiesto due dipinti uguali e per quali destinatari? E ancora: quale viaggio ha fatto giungere in laguna il dipinto ora ritrovato, quali e quanti passaggi per finire nelle mani dell’insaziabile collezionista Teodoro Correr tra Sette e Ottocento?

Fonte Musei Civici Venezia

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